Ieri si è saputo che due ministri italiani hanno richesto a Bruxelles l’attivazione di un fondo, chiamato SURE, per ottenere liquidità da impiegare per pagare la cassa integrazione ai dipendenti che rientrano nel programma di sospensione dei licenziamenti varato dal governo.

Peccato pero’ che questo fondo non esiste ancora e non è detto che esisterà in futuro.

Perché? Andiamo con ordine…

Anche in questo caso, come per il Recovery Fund, cerchiamo di riassumere il meccanismo del fondo in pochi semplici punti…

Disponibilità totale del fondo

100 miliardi di euro

Somma richiesta dall’Italia

28,5 miliardi

Condizioni primarie del fondo

L’Italia deve versare alla BCE 3 miliardi a garanzia per finanziare il fondo.

La somma ricevuta dall’Italia (28,5 miliardi) è un prestito che va restituito entro un tempo ancora non definito.

Come fa l’Italia a restituire i soldi del fondo

L’Italia vende sul mercato titoli di stato (obbligazioni), ricavando dalla vendita la liquidità necessaria per la restituzione.

Come fa la BCE a trovare i soldi del fondo

La BCE riceve dagli stati membri UE dei soldi a garanzia del fondo. Ma la liquidità maggiore proviene dai titoli di stato europei che la BCE vende sul mercato.

Condizioni che permetteranno al fondo di funzionare (e perché il fondo potrebbe non attivarsi)

Tasso d’interesse

I titoli di stato a lungo termine dei singoli paesi europei sono la moneta di scambio per reperire la liquidità in entrata e in uscita dal fondo.

Ad esempio, i soldi ricavati dalla vendita sul mercato dei titoli di stato italiani servono sia alla BCE per finanziare il fondo, sia al governo italiano per restituire i soldi ricevuti dal fondo.

Quindi il tasso d’interesse di questi titoli di stato devono essere sufficientemente alti, cioè superiori allo zero, per attirare compratori sul mercato, ma abbastanza bassi (non troppo lontani da zero) per permettere all’Italia di spendere poco per il pagamento degli interessi ai compratori di tali titoli.

Attivazione del fondo

Il fondo SURE si attiverà solo se i vari stati membri avranno depositato somme a garanzia per un valore totale di 25 miliardi.

Al momento, la disponibilità del fondo è ancora pari a zero e nessuno stato ha ancora versato somme a garanzia.

La contribuzione di queste garanzie è del tutto volontaria e quindi, non sapendo ancora quali stati parteciperanno al fondo, non c’è alcuna possibilità di sapere se la cifra dei 25 miliardi verrà mai raggiunta e quindi se il fondo sarà mai attivato.

Costi totali per l’Italia

Il costo per l’Italia derivante dall’uso del fondo SURE è composto da:

  • gli interessi che l’Italia pagherà alla BCE sulle somme da restuire al fondo SURE
  • la garanzia dei 3 miliardi da anticipare al fondo
  • gli interessi sui propri titoli di stato che l’Italia dovrà pagare per reperire i soldi da restituire al fondo

Trattandosi di un prestito per una somma che verrà devoluta a fondo perduto alle aziende senza probabili conseguenze positive sul PIL, la partecipazione al fondo sarà un costo netto per il Tesoro e un aumento netto del debito pubblico e del deficit sul PIL.

Come il Recovery Fund, anche questo fondo quindi, aggravando la situazione del deficit italiano, peggiorerà la debolezza dell’Italia e il suo futuro potere di negoziazione nei confronti di altri stati membri che hanno un deficit migliore.

E per finire, rispondiamo a una domanda che ricorre spesso, soprattutto nei blog “sovranisti”:

Perché l’Italia non trova i 28,5 miliardi sul mercato, emettendo i propri titoli di stato, piuttosto che farseli prestare dalla BCE?

Il tasso d’interesse richiesto dalla BCE per la restituzione dei soldi del SURE è piu’ basso del tasso d’interesse che l’Italia deve pagare a chi compra i propri titoli di stato.

Quindi all’Italia conviene pagare interessi piu’ bassi chiedendo soldi alla BCE, piuttosto che pagare interessi piu’ alti a eventuali creditori che comprano i propri titoli di stato.

In conclusione, lo scambio di liquidità tra la BCE e i vari stati membri si basa sulla reciproca convenienza che la BCE e gli stati hanno nell’emettere prestiti e nel decidere i tassi d’interesse da richiedere per la loro restituzione.

La BCE è in definitiva il centro decisionale dove vengono stabiliti questi tassi d’interesse a cui letteralmente è legata la sopravvivenza dei singoli stati membri.