Con eventi come il possibile impeachment del presidente Trump e la guerra commerciale che dominano i titoli dei giornali, è facile dimenticare alcune tendenze economiche più profonde.

Uno di questi è la guerra delle élites al contante.

Il passaggio a una società senza contanti non è un’idea nuova. Da anni è un argomento di conversazione per banchieri centrali, professori universitari e altri membri dell’élite monetaria internazionale.

Alcuni motivi sono ovvi. Mentre l’economia globale rallenta e probabilmente scivola nella recessione, le banche centrali prevedono un uso più diffuso dei tassi di interesse negativi.

Finora esistono tassi di interesse negativi nell’area dell’euro, in Svezia, Svizzera e Giappone.

Gli Stati Uniti potrebbero arrivarci tra circa un anno, ma non hanno ancora preso decisioni categoriche in tal senso.

Finora, le politiche dei tassi negativi non fanno sentire i loro effetti fino al livello in cui i clienti delle banche vedono effettivamente i saldi dei loro conti ridursi di anno in anno. Ma ci stiamo avvicinando a grandi passi (leggi qui alcune misure “provvisorie” intraprese  dalle banche italiane).

Un modo semplice per evitare tassi di interesse negativi è quello di ritirare i tuoi soldi dalla banca sotto forma di contanti e metterli in un posto sicuro. Non guadagni alcun interesse, ma non paghi nemmeno tassi negativi.

Il piano delle élites per evitare questo tipo di prelievi, che in futuro potrebbero mettere in ginocchio la liquidità delle banche, consiste nell’eliminare del tutto il denaro fisico e costringere tutti ad avere i soldi solo in forma digitale. In questo modo non ci sarebbe scampo al tasso negativo, che a questo punto diventerebbe una sorta di imposta o confisca fatta a tutta la popolazione.

La cosiddetta “società senza contanti”, che inizia ad essere celebrata anche in Italia da governi sempre più ansiosi di garantire il nostro benessere, è solo un cavallo di Troia per arrivare a un sistema in cui tutta la ricchezza finanziaria della gente viene rappresentata digitalmente nei database di un piccolo numero di megabanche e gestori patrimoniali.

Una volta raggiunto questo obiettivo, sarà facile per il potere impadronirsi e congelare la ricchezza o sottoporla a sorveglianza costante, tassazione e altre forme di confisca digitale.

Anche se non ci siamo ancora arrivati, i primi passi in questa direzione hanno già degli effetti collaterali evidenti. Se solo ci fermiamo ad osservarli.

Già ora molte carte di credito, soprattutto all’estero, prevedono il pagamento di una commissione per il prelievo di contante. Ben presto questa commissione verrà adottata anche per i prelievi col bancomat e dallo sportello della banca.

Se non si arriverà a vietare formalmente il contate, si arriverà di certo a renderlo sempre meno conveniente per la gente comune, fino ad arrivare alla soglia, un “punto di non ritorno” in cui improvvisamente non ha senso continuare a utilizzare contanti a causa delle spese e della logistica coinvolte.

Una volta che l’utilizzo si riduce oltre una certa soglia, gli utilizzi intermedi e quelli quotidiani spariscono velocemente e l’abitudine al contante può andare a zero quasi da un giorno all’altro. Ricordi come i CD musicali sono scomparsi all’improvviso una volta che gli MP3 e lo streaming sono diventati popolari?

Ecco come possono scomparire velocemente i contanti.

La buona notizia è che la liquidità è ancora una forma di pagamento dominante in molti paesi, inclusi gli Stati Uniti.

Per ora, i Tedeschi sono i più resistenti alla guerra ai contanti. Quasi l’80% delle transazioni in Germania viene effettuato in contanti e molti non usano mai carte di credito. L’esperienza tedesca dell’iperinflazione dopo la prima guerra mondiale e il caos monetario dopo la seconda, gioca sicuramente un ruolo in questa resistenza a una società senza contanti.

Anche altri paesi, come la Romania e la Bulgaria, che hanno avuto recenti esperienze di crisi valutarie e finanziarie, tendono a utilizzare ampiamente il denaro contante.

Dati questi potenziali risultati, ci si potrebbe aspettare che i cittadini respingeranno la guerra al contante, una volta che questa si farà “dura”.

La verità è invece che il miglior alleato delle élites finanziarie è proprio la massa della popolazione.

In realtà già oggi potremmo usare l’oro o i bitcoin per fare transazioni di valore al di fuori dei circuiti bancari.

Se non lo si fa non è certo per i limiti tecnici (nel caso di bitcoin) o per la scarsa reperibilità (nel caso dell’oro). Entrambe queste ragioni sono solo leggende metropolitane. L’unico vero motivo è il bisogno dell’uomo di fare affidamento su una entità superiore e la sua incapacità di assumersi l’intera responsabilità di tutti gli aspetti della propria vita.

La fiducia nello stato o in istituzioni che hanno assunto la pervasività di uno stato è tale che anche se ti proponessero un’idea marginale e un po’ bizzarra, tu la accetteresti.

Non ci credi? Guarda ad esempio l’esperimento sociale in cui alle persone viene iniettato un piccolo microchip sotto la pelle. Tutto sommato, il microchip lo associamo subito a un incubo orwelliano, quindi potresti pensare che nessuno si sottoporrebbe a un test simile. Eppure, oltre 4.000 svedesi si sono già prestati come volontari.

Oltre a conservare i tuoi dati personali, questi microchip possono consentirti di effettuare pagamenti senza la necessità di avere contanti o carte di credito. Basta un cenno con la mano e il gioco è fatto.

Manco a dirlo, la Svezia è anche sulla buona strada per diventare la prima società senza contanti, visto che il cash ora rappresenta solo l’1% delle transazioni…

E gli altri paesi?

Un sondaggio ha rivelato che oltre un terzo degli americani e degli europei non avrebbe alcun problema a rinunciare al denaro e diventare completamente digitale.

Nello specifico, lo studio ha mostrato che il 34% degli europei e il 38% degli americani intervistati preferirebbero eliminare i contanti.

Bisogna vedere però al prossimo panico finanziario, quando per qualche giorno nessuno potrà accedere al proprio conto digitale, quale sarà la sensazione prevalente.

Se lo chiedessimo ai cittadini di Cipro, Grecia, India (e nei giorni scorsi anche del Libano), avremmo una visione molto diversa del meraviglioso mondo digitale.

Per tale ragione, le élites stanno facendo di tutto per evitare una crisi generale, o per ritardarla a un momento in cui tutte le misure per mantenere il controllo della ricchezza globale siano state prese e tutta la popolazione, almeno dei paesi sviluppati, Cina e India inclusi, siano già entrati nel recinto del mondo digitale.

Ci sono vie di fuga da questo incubo?

Purtroppo, questo è l’unico aspetto della realtà finanziaria per il quale Segnali di Borsa non è in grado di dare alcuna ricetta definitiva.

Come ho già detto, gli strumenti per aggirare la digitalizzazione di stato ci sono già: oro e criptovalute.

Il punto è che il denaro per funzionare deve essere accettato dalla massa, altrimenti non è denaro.

Tu puoi fare incetta di monete d’oro e di bitcoin quanto vuoi, ma se al momento del bisogno nessuno te le accetterà come forme di pagamento, sei al punto di prima…

Questo è l’unico caso in cui (diversamente da quanto accade per gli investimenti di borsa) stare fuori o dentro la massa è la stessa cosa…

Ciò che ti resta da fare (e che stiamo facendo un po’ tutti nel mondo degli analisti finanziari) è accumulare oro e bitcoin ugualmente. Anche senza avere la certezza di poterli usare nel momento cruciale.

Il motivo è che tutto sommato, questi due asset sono già disponibili e sono a portata di mano anche dei più sprovveduti.

E uno sprovveduto, quando è davvero disperato, si aggrappa più facilmente a ciò che è disponibile, piuttosto che trovare soluzioni originali.

Se quindi per caso in una crisi generale avvenisse davvero una corsa all’oro o al bitcoin, tu ti troveresti in un vantaggio incomparabile.

Ma stiamo parlando di ipotesi, non di certezze.

Cercare di prevedere le reazioni della massa è praticamente impossibile…

Il team di Segnali di Borsa.