Da quando la nuova amministrazione Trump ha deciso di tenere sotto controllo e rendere piu’ onerosa la disponibilità dei dollari offshore dei paradisi fiscali della City di Londra (i dettagli qui), il sistema finanziario americano è stato sottoposto a diversi attacchi speculativi e mediatici.
Le ultime aste del Tesoro USA ad esempio hanno visto inspiegabili variazioni negli acquisti dei titoli di stato, con alcune aste di successo e altre stranamente meno performanti che hanno costretto il Tesoro a comprare i titoli rimasti invenduti.
La minore domanda di titoli USA che c’è stata nelle aste meno performanti è dovuta all’azione delle banche sistemiche legate alla City londinese.
Queste banche, pur avendo necessità , come qualsiasi altra banca, di incamerare i titoli USA in bilancio, hanno preferito rimandare gli acquisti di questi titoli, sacrificandosi di fatto in vista di uno scopo superiore, che è quello di sabotare l’attuale politica del Tesoro USA.
Le temporanee riduzioni della domanda di alcuni titoli di stato americani, provocata ad arte da quelle banche, ha fatto aumentare i tassi d’interesse di tali titoli, fornendo cosi’ ai media il pretesto per impostare una campagna allarmistica su un possibile default del debito pubblico americano.
Per condurre questi attacchi speculativi senza compromettere troppo i loro bilanci, le banche, soprattutto europee, hanno dovuto compensare il fabbisogno di titoli di stato USA con l’acquisto a leva di titoli di stato europei.
Un prezioso articolo di Bloomberg (purtroppo a pagamento) ci fa vedere cosa succede dietro le quinte di questa guerra finanziaria.
L’articolo ci informa infatti che la banca centrale europea sta aumentando i controlli sulle banche europee, perché è allarmata dall’aumento dell’esposizione di queste banche ad “asset del mercato privato” (leggi: derivati sui titoli di stato europei) che ne aumentano i rischi sistemici.
In sostanza, da quando la BCE a ottobre 2023 ha iniziato a tagliare i tassi, le banche europee stanno facendo incetta di titoli di stato europei, che in teoria dovrebbero usare per aumentare la disponibilità di prestiti alle imprese e ai cittadini (a questo servono i tagli dei tassi).
Senonché, dal 2023 la capacità di concedere prestiti da parte delle banche europee è crollata (freccia rossa) invece di aumentare:
Per quale ragione?
Proprio perché le banche stanno usando questi titoli – non per metterli a disposizione di imprese e cittadini, ma per far quadrare i loro bilanci, usandoli come collaterale delle loro operazioni a leva sui derivati.
Ecco quindi che la competizione tra Tesoro americano e sistema offshore anglo-europeo inizia ad assumere risvolti autodistruttivi, soprattutto per i paesi europei.
Se infatti il sostegno economico alle società e alle imprese europee – che le politiche di allentamento monetario della BCE dovrebbero promuovere – viene del tutto annullato dalle esigenze di liquidità delle banche causate dalla guerra finanziaria in corso, cosa succederà quando la BCE arriverà ai tassi a zero?
A quel punto la banca centrale non avrà piu’ “munizioni” a disposizione (cioè non potrà ridurre ancora i tassi) in caso dovesse fronteggiare qualche crisi economica o qualche contraccolpo delle altre guerre in corso, tipo quella sui dazi o quella militare in Ucraina.
E’ bene fermarsi un attimo e riformulare meglio tutto quanto detto sopra…
Grazie alle politiche del Tesoro USA, per le banche europee legate alla City di Londra è sempre piu’ costoso e complicato procurarsi i titoli di stato USA a garanzia dei loro bilanci.
Nonostante tale relativa scarsità , queste stesse banche si sottopongono volentieri a un ulteriore “sacrificio”, disertando alcune aste di titoli di Stato USA e peggiorando cosi’ il loro fabbisogno di questi titoli.
Per compensare questa situazione, il sistema bancario europeo non può fare altro che sottrarre alla collettività le risorse che dal 2023 la BCE sta mettendo a disposizione per rilanciare l’economia europea.
Il sistema bancario in questione in pratica sta parassitando la società europea.
E la cosa peggiore è che le conseguenze di questa spoliazione non saranno quelle di creare una opposizione strutturale alle politiche ostili statunitensi in modo da ridurne gli effetti a lungo termine.
Niente di tutto questo.
Lo scopo di questo furto legalizzato è solo quello di creare sporadici sbilanci nella curva dei rendimenti dei titoli di Stato USA e qualche campagna mediatica antiamericana. Tutto qui.
Gli USA, dal canto loro, si stanno invece proteggendo sempre meglio dagli attacchi speculativi di breve termine di cui stiamo parlando.
E ultimamente credo stiano ponendo la pietra tombale su qualsiasi pretesa del sistema bancario ombra anglo-europeo di influenzare le loro politiche finanziarie.
Come? Sostituendo le tradizionali politiche di allentamento monetario “a pioggia” della Fed (abbassamento dei tassi e QE, come quelli che sta conducendo oggi la BCE e che la Fed ha fatto fino dal 2009 al 2022) con un sistema di creazione della liquidità molto piu’ mirato e controllabile da parte del Tesoro.
Confrontiamo alcune attività :
Acquisto del debito pubblico
USA:
La Fed dal 2022 ha ridotto di molto il riacquisto del debito pubblico, scaricando finora dal suo bilancio il 47,7% degli oltre 6 trilioni di titoli di stato che aveva emesso come sostegno economico all’epoca del covid. Al ritmo attuale di disinvestimento (circa 20 miliardi al mese), entro 3 anni e mezzo la banca centrale si sarà alleggerita dell’intera cifra stanziata allora.
Europa:
Al contrario, la BCE continua a ricomprare il debito degli stati membri, come ad esempio il 40% dei titoli di stato italiani, che altrimenti vedrebbero schizzare in alto i loro tassi.
Tassi d’interesse
Europa:
Come abbiamo detto, dal 2023 la BCE sta abbassando costantemente i tassi, ma le banche si stanno appropriando di quasi tutti i titoli di stato emessi invece di facilitare i prestiti alle imprese e ai cittadini.
Di questo passo, la BCE rischia di arrivare a tassi zero o negativi senza aver potuto accumulare un sufficiente sostegno alle economie europee che possa calmierare eventuali crisi di qualsiasi tipo (e in caso di crisi, la BCE si troverebbe cosi’ sprovvista di ulteriori “munizioni” per gestire la situazione).
USA:
Il sistema bancario e finanziario americano si sta invece praticamente tarando su un nuovo modo di apportare la necessaria liquidità a banche e aziende.
Non piu’ lunghe campagne di riacquisti di titoli di stato (QE) e azzeramento dei tassi, che distribuiscono la liquidità in modo indiscriminato (in buona parte nel sistema bancario offshore delle ex colonie della City di Londra).
Oggi è il Tesoro che distribuisce liquidità attraverso riacquisti di titoli in periodi specifici e limitati di tempo.
E allo stesso tempo, la Fed, come vedremo, ha praticamente blindato la possibilità che in assenza di un QE e di tassi bassi, una qualche banca sistemica americana fallisca.
E questo ci porta all’ultimo punto…
Salvataggi bancari
Europa:
Oggi la BCE ufficialmente non sembra aver bisogno di effettuare salvataggi delle banche europee; ma non perché le banche non ne abbiano bisogno – al contrario, abbiamo detto che la minore disponibilità di dollari offshore è un problema per le banche non americane.
In realtà la BCE sta permettendo un salvataggio nascosto delle banche, le quali, come spiegato prima, dirottano a proprio vantaggio le risorse create dall’allentamento monetario (riduzione dei tassi), sottraendole all’economia reale.
USA:
Al contrario, i tre programmi di salvataggio delle banche allestiti dalla Fed nel 2022 (Central Bank Liquidity Swaps, Standing Repo Facility e Discount Window) sono al momento sostanzialmente inutilizzati, perché la Fed ha trovato un sistema piu’ dinamico ed efficiente di fornire liquidità PRIMA che una qualsiasi banca fallisca.
Dal luglio 2021, infatti, la Fed ha riaperto la Standing Repo Facility (SRF), un servizio di salvataggio bancario istantaneo nato nel 2009 con cui, attraverso due aste giornaliere di titoli di stato USA, la Fed fornisce liquidità istantanea alle banche che ne hanno bisogno.
Come abbiamo accennato prima, le banche americane al momento non utilizzano questa linea di credito, perché il tasso minimo di offerta della Fed (attualmente il 4,5%) è generalmente superiore al tasso dei pronti contro termine usati nell’SRF. Tuttavia, se questi tassi salissero al di sopra del tasso minimo della Fed, le banche potrebbero prendere in prestito dall’SRF e prestare a loro volta i proventi al mercato dei pronti contro termine per trarre profitto dallo spread. E questo probabilmente bloccherebbe sul nascere un’altra esplosione del mercato dei pronti contro termine.
Va detto che anche la BCE, naturalmente, ha un mercato di pronti contro termine nel quale circola la liquidità giornaliera necessaria alle banche. Con la differenza però che, da quando i titoli in dollari sono meno disponibili, le banche hanno aumentato la quota di titoli europei da rigirarsi intraday. Ed è proprio la maggiore rischiosità di questi titoli che le costringe ad aumentare i loro bilanci con i derivati, come abbiamo detto all’inizio.
Ecco quindi che il cerchio si chiude e abbiamo un quadro molto diverso da quello fornito dai media.
Ora sappiamo qual è il costo economico, per l’Europa, di ogni nuovo titolo che appare sui media sulle presunte criticità del debito americano…