Quando Trump a maggio annuncio’ per la prima volta un nuovo ciclo di sanzioni contro gli importatori di petrolio iraniani, il mercato calcolo’ come conseguenza una riduzione da 300.000 a 700.000 barili al giorno (bpd) nelle forniture globali.

Secondo gli analisti, pero’, le esportazioni di petrolio dall’Iran sono già diminuite di 580.000 barili al giorno negli ultimi tre mesi.

E questo ha spinto oggi a ipotizzare che i tagli alle forniture globali dovuti alle sanzioni iraniane saranno maggiori, ovvero compresi tra 1,5 e 2 milioni di bpd.

Questa pesante flessione dell’offerta globale potrebbe spingere in alto i prezzi del greggio per un semplice motivo…

il mercato non ha la produttività sufficiente per compensare questa riduzione.

Sono infatti 3 i fattori che oggi limitano la produttività:

  • Riduzione dello scisto in America.

Grazie alle nuove tecnologie di estrazione, come il fraking, oggi gli USA sono diventati la più grande fonte di nuove forniture globali di petrolio negli ultimi anni.

Tuttavia, la crescita dell’industria americana dello shale viene sempre piu’ ostacolata dalla scarsità di gasdotti, dai problemi occupazionali e dal calo del CAPEX, cioè delle capacità di investimento in nuove produzioni.

Di conseguenza, l’offerta di shale negli USA dovrebbe scendere a 1 milione di barili al giorno nel 2019, rispetto a 1,4 milioni di bpd quest’anno.

  • Riduzione della produzione in Venezuela

La crisi economica in questo paese ha causato un calo della produzione del greggio a 1 milione di barili al giorno, rispetto ai 3 milioni di bpd nel 2011.

  • Nuove normative sui carburanti

Entro il 2020, i nuovi regolamenti stabiliti dall’Organizzazione Marittima Internazionale costringeranno gli armatori delle petroliere a trasportare solo carburanti a ridotto contenuto di zolfo. E questo porterà ad un forte aumento della domanda di diesel e altri combustibili a basso tenore di zolfo.

Ai limiti della produzione mondiale farà riscontro una domanda che si stima resterà ancora molto forte nei prossimi anni.

L’IEA ipotizza che la crescita della domanda mondiale di petrolio per il 2018 sarà di 1,4 milioni di bpd e stima che arriverà fino a 1,5 milioni di bpd l’anno prossimo.

Secondo il Segretario generale dell’OPEC, il consumo mondiale di petrolio raggiungerà i 100 milioni di barili quest’anno:

Il mondo raggiungerà i 100 milioni di barili al giorno di consumo entro la fine dell’anno, molto prima di quanto tutti proiettassimo in precedenza. Pertanto, le forze stabilizzanti che creano condizioni favorevoli ad attrarre investimenti sono essenziali.

Quindi, riassumendo, senza una produzione che sia capace di compensare la riduzione dell’offerta di petrolio proveniente dall’Iran e con una domanda ancora in piena salute, il prezzo del petrolio dovrebbe salire, secondo molti analisti, fino all’importante soglia psicologica di $ 100.

Perché tutto questo dovrebbe iniziare a partire dal 5 novembre?

Perché la Casa Bianca ha stabilito che proprio da questa data in poi nessuno dovrà piu’ importare petrolio Iraniano.

E con i prezzi del greggio a poco più di $ 70 in questo momento, i trader potrebbero valutare l’opportunità di aprire posizioni long di breve-medio termine in questo settore.