Forse non lo sai, ma tra i tanti etf disponibili su cui puoi investire ce n’è uno che assicura in modo (quasi) infallibile una rendita mensile di 0,062 dollari per un totale di rendimento dell’8% annuo.

Come fa questo etf a garantire una cedola mensile con regolarità (quasi) paragonabile a una obbligazione?

L’etf in questione, che si chiama Nuveen Preferred Securities Income Fund (JPS), investe in azioni di società “investment grade”, cioè società che le agenzie di rating ritengono affidabili. Ma non si tratta di azioni normali, bensì di azioni “privilegiate” (preferred shares).

Le azioni privilegiate sono titoli che forniscono un rendimento molto simile a quello di una obbligazione.

Infatti quando una società emette azioni privilegiate è obbligata a pagarne i dividendi agli azionisti prima di pagare i dividendi delle azioni “normali”.

Questo fatto costituisce di certo una garanzia in più sulla capacità del fondo di pagare queste cedole mensili.

Ma questa garanzia va intesa nel modo giusto, non nel senso troppo semplicistico che le società in cui investe il fondo saranno sempre in grado di pagarti queste cedole.

Come puoi immaginare, nessuno ha la sfera di cristallo e non è possibile prevedere il futuro in questo modo.

La garanzia piuttosto funziona in un modo più sottile e raffinato, ma non meno efficace.

Può sempre succedere infatti che una società su cui investe il fondo abbia dei problemi di qualsiasi tipo e inizi ad avere difficoltà a pagare i dividendi.

Ma in genere, quando ciò accade, le cedole non vengono abolite tutte d’un colpo. Piuttosto l’azienda inizia a ridurne l’entità in modo graduale.

Quando una società inizia a fare questo, come ho già detto è obbligata a continuare i pagamenti delle cedole “privilegiate” senza ridurle di un centesimo.

E questo finchè non avrà dopo un certo tempo ridotto a zero i suoi dividendi “normali.”

Solo quando i dividendi normali saranno azzerati, la società potrà iniziare la riduzione dei dividendi “privilegiati”.

Il vantaggio di investire in azioni privilegiate sta quindi nel fatto che tu puoi osservare per mesi, se non per anni, le vicende di quella società, analizzare i suoi bilanci, capire i suoi problemi, continuando a ricevere puntualmente le cedole mensili e avendo perciò tutto il tempo di prendere una decisione sulle azioni di quella società molto prima che ci sia il rischio di non ricevere più quelle cedole.

I gestori dell’etf JPS fanno proprio questo.

Loro hanno tutto il tempo per decidere di scaricare dal fondo le azioni di una società che potrebbe andare in crisi, aspettando persino la quotazione piu’ favorevole all’uscita. Tutto questo, mentre l’etf continua a incamerare il solito dividendo da quelle azioni, senza alcuna riduzione.

Si tratta quindi di investire con una copertura dal rischio che se non è pari a quella di una obbligazione (la cui rendita è inamovibile, perchè fissata per legge), le si avvicina molto.

Se poi vogliamo approfondire il confronto fra questo etf e un’obbligazione, possiamo esaminare anche l’aspetto del rischio emittente.

“Rischio emittente” vuol dire che investire in una obbligazione, per quanto questa abbia una rendita fissa, comporta pur sempre il rischio che l’azienda che la emette vada in bancarotta.

Anche un titolo azionario ad esempio ha lo stesso rischio.

Per le obbligazioni di Stato questo rischio è molto minore (in quanto si presume che gli Stati non falliscano così facilmente), ma in genere queste obbligazioni garantiscono molto meno dell’8% annuo.

Oggi i rendimenti garantiti dallo stato sono inferiori al 2% e in certi paesi hanno addirittura rendimento negativo, a meno che non si tratti di Paesi emergenti (per i quali però il rischio fallimento torna a essere maggiore).

Il nostro etf invece non investe in una sola società o un solo stato, al contrario investe in un paniere di società, differenziando cosi’ il rischio emittente.

E dal momento che, come detto, i gestori hanno tutto il tempo di sostituire le azioni delle società che rendono meno, senza intaccare la continuità del rendimento complessivo, possiamo dire che qui il rischio emittente è persino più basso di una obbligazione che abbia un rendimento paragonabile.

JPS è quindi l’etf ideale per chi vuole investire una discreta somma per tempi lunghi (il classico investitore “cassettista”).

Ma bisogna sempre tenere presente che si tratta di un etf, non di un fondo comune. Quindi, come tale, oltre ad avere una cedola regolare ha anche un prezzo con cui viene scambiato in borsa e che risente degli alti e bassi del mercato.

Per tale ragione, conviene entrare nell’etf quando ha un prezzo basso (come faresti con qualsiasi altro etf o con un titolo azionario). E ti sorprenderà sapere che anche in questo sei molto più agevolato, rispetto a un’azione o un etf “normali”, dal momento che JPS è straordinariamente regolare nelle sue oscillazioni.

Nella figura qui sotto puoi vedere come JPS varia da un minimo di 8,10 a un massimo di 9,70 dollari. Sembra la regolare oscillazione di un pendolo:

cattura

Ti basta percio’ investire in JPS quando scende a una quotazione tra 8 e 8,50 per ridurre al minimo lo spazio di ulteriori discese del titolo.

Dopodichè, potrai mantenerlo tutto il tempo che vuoi, accumulando i suoi costanti e regolari dividendi mensili.

Sta a te poi decidere quanto tempo restare investito nel titolo.

E su questo aspetto mi permetto una ulteriore notazione…

Personalmente, non sono un cassettista, ma comprendo che alcuni investitori abbiano necessità di “parcheggiare” delle somme per un certo tempo.

Se sei anche tu fra questi, la mia personale opinione è che bisognerebbe restare in un investimento, non solo in questo etf e non solo in un titolo di borsa, ma proprio in qualsiasi strumento di investimento (anche un immobile, ad esempio) per non piu’ di tre anni.

Il motivo è che ci illudiamo sempre di avere trovato la gallina dalle uova d’oro, l’investimento perfetto che ci garantirà guadagni costanti per l’eternità.

Ma nella realtà non esiste alcuno strumento, anche il migliore possibile, che non conosca a lungo andare una qualche forma di degenerazione.

Perciò, qualunque sia lo strumento che ho scelto per investire, non mi arrischierei mai a utilizzarlo per un tempo troppo lungo, col pericolo di restare intrappolato in una situazione  che inizi a mettere a repentaglio il mio rendimento.

Ripeto: il mio tempo di permanenza standard è massimo tre anni (prendila come un tic personale: non c’è nulla di scientifico in questo termine temporale così perentorio).

E su quest’ultima precisazione, ti saluto…

Al prossimo articolo e alla tua prosperità!

Il team di Segnali di Borsa

PS.: se vuoi ricevere altri suggerimenti come questo, su titoli o settori molto profittevoli, ma sconosciuti alla massa degli investitori, iscriviti GRATIS a Segnali di Borsa per ricevere comodamente i nostri articoli via email.

PPS.: questo etf è molto specializzato e potrebbe essere difficile trovarlo nelle piattaforme bancarie italiane.

PPPS.: i dividendi in Italia sono tassati, perciò per calcolare il rendimento netto per un investitore italiano è necessario detrarre questa tassazione. Invece per chi risiede in Svizzera, Stati Uniti o in altri paesi esteri e fa operazioni di trading in piattaforme di tali paesi, non è necessaria questa detrazione, a meno che le leggi del proprio paese la contemplino.