In questo articolo, non solo ti diro’ come e perché il mercato USA sta per entrare nell’ultima grande bolla della sua storia. Ti diro’ anche esattamente quali indicatori devi seguire per sapere quando entrare e soprattutto quando uscire dal mercato prima dello scoppio della bolla.

Facciamo una premessa importante.

Alcuni analisti (di solito quelli che dal 2011 prevedono lo scoppio di questa bolla senza mai “azzeccarci”) continuano a seguire indicatori sbagliati che impediscono una corretta interpetazione dei mercati.

Il livello di indebitamento dei governi, alcuni indicatori economici globali, come il “Baltic index”, il decrescente consumo di rame o di acciaio ecc., e infine le politiche monetarie delle banche centrali venivano usati in passato per predire l’andamento delle borse.

Oggi pero’ i mercati finanziari sono del tutto slegati dall’economia reale e vengono direttamente supportati dalle banche centrali con meccanismi che non si erano mai visti nella storia dell’economia.

E’ questo il motivo per cui gli analisti ancora legati agli indicatori economici classici falliscono ormai da un decennio le loro previsioni, mentre chi ha afferrato la situazione e si è attrezzato con nuovi indicatori è perfettamente in grado di leggere la realtà.

Ad esempio, ti hanno sempre detto che la “bolla” del mercato azionario USA persiste dal 2009, mentre invece la realtà è piu’ complessa:

Come si vede dal grafico del Nasdaq degli ultimi dieci anni, una prima “bolla” è iniziata dal 2012 al 2014 (1). Poi la borsa si è presa una lunga pausa dal 2015 a metà 2017 (2). Mentre la bolla attuale (3) inizia da metà 2017 a oggi, con una significativa pausa nel 2018, che coincide con l’unico periodo in cui la banca centrale USA ha interrotto le politiche di supporto ai mercati.

Nessuna di queste fasi del Nasdaq erano prevedibili con l’aiuto degli indicatori tradizionali. Percio’ mi sembra ormai che la realtà ci stia dicendo di abbandonarli.

Non fraintedermi pero’.

Non sto dicendo che gli indicatori economici tradizionali sono inutili. Sicuramente verrà il giorno in cui le politiche delle banche centrali non riusciranno piu’ a tenere separato il mondo finanziario dall’economia reale e dalla storia. E noi seguiamo attentamente questi indicatori proprio per individuare i primi segnali di questo passaggio.

Ma fino a quel giorno, abbiamo il dovere di interpretare i mercati con gli indicatori appropriati, altrimenti perdiamo del tutto il polso della situazione.

Vediamo allora anzitutto quali sono gli indicatori che ci dicono che il mercato NON è nemmeno lontanamente vicino allo scoppio di una bolla.

Perché c’è ancora tanta strada da fare, prima dello scoppio della bolla

Un trend a rialzo, per quanto lungo possa essere, puo’ finire solo quando tutti coloro che investono sono già dentro al mercato. A quel punto, non c’è piu’ spazio per ulteriori ingressi e puo’ solo avvenire una graduale o improvvisa uscita di questi investitori.

Nel nostro caso, la presenza degli investitori privati, che entrano nel mercato soprattutto attraverso fondi comuni o strumenti simili, è ai minimi storici:

Non è possibile quindi che ci sia una fuga dalle borse, visto che manca la massa critica che dovrebbe attuare tale fuga…

Diversa è la situazione, se si guarda al mercato dei futures.

Qui gli hedge fund e le banche la fanno da padrone, e sono tutte “all in” con un livello di fiducia molto elevato:

Il VIX, l’indicatore di “paura” nel mercaro dei futures è a livelli storicamente bassi. E questo alcuni lo interpretano come il segno di una morte imminente di tutti i mercati in genere.

Oggi pero’ la situazione è molto particolare e non ci consente di fare queste semplificazioni.

Come abbiamo detto in questo articolo, c’è una divergenza tra il mercato azionario e quello dei futures.

Mentre il mercato azionario è snobbato dagli investitori e viene supportato solo dalle banche centrali (in modo indiretto, ma con politiche mirate di vario tipo), il forex è affollato da investitori, cioè gli hedge fund e le banche commerciali, che investono principalmente attraverso i derivati.

Il VIX storicamente basso ci dice proprio questo, cioè che hedge fund e banche sono all in nel forex.

Il grafico precedente ci dice invece che hedge fund, banche e fondi comuni sono fuori dal mercato azionario.

Questa non è certo una situazione di bolla estrema…

Lo stadio ultimo che precede lo scoppio di una bolla prevede che entrambi i mercati siano affollati. Manca ancora quindi l’ultima tessera del domino: il mercato azionario.

Ma altri indicatori ci stanno informando che quest’ultima tessera sta finalmente per andare al suo posto e quindi non manca molto al completamento del gioco

Gli indicatori che segnalano l’ultima fase della bolla azionaria USA

Alla fine degli anni ’90, l’ultima fase della famosa bolla delle dotcom fu segnalata con estrema precisione da una divergenza molto semplice: quella fra il Nasdaq e Il Dow Jones:

Se ti stai chiedendo com’è invece la situazione oggi fra questi due indici, ebbene devo dirti che fino al 2019 erano andati perfettamente all’unisono:

Ma dall’inizio del 2020, questa armonia ha iniziato a spezzarsi:

Rispetto al 2019, il Nasdaq ha oggi raggiunto nuovi massimi storici, superando la performance del Dow.

Questo è proprio cio’ che inizio’ a succedere alla fine degli anni ’90, prima dell’ultima fase esplosiva dei mercati.

Ma esiste una analogia ancora piu’ stringente fra questo inizio 2020 e la fine degli anni ’90.

Allora infatti, l’ultimo grande rialzo delle borse fu preceduto da una fase di grande incertezza, avvenuta nel 1998 a causa del crollo di molte valute asiatiche (freccia rossa in basso):

Il pattern si è ripetuto nel 2018, quando un crollo di oltre il 10% dello S&P500 in poche settimane ha scoraggiato gli investitori a rientrare nel mercato (proprio come furono scoraggiati nel 1998):

Dopo quella fase di profondo ritracciamento del 1998, il Nasdaq guadagno’ il 200% nei 18 mesi successivi.

Oggi, la quasi certa ripresa delle politiche di supporto da parte della Federal Reserve fa prevedere una ripresa ancora maggiore per il Nasdaq e gli altri indici, che raggiungerebbero livelli che mai si sono visti nella storia, né immaginati da mente umana.

Non ci sono dubbi e non c’è bisogno di altre prove per dichiarare che siamo entrati nell’ultima fase finale della bolla azionaria americana.

Ma per approfittare di questa occasione unica nella vita di ciascuno di noi, abbiamo bisogno di un ultimo indicatore: quello che ci segnala quando uscire dal mercato prima che la bolla scoppi…

L’indicatore che ci segnalerà quando uscire dai mercati prima dello scoppio della bolla

Questo indicatore si basa su un ragionamento impeccabile, cioè sul fatto che esiste un trend a rialzo sano e uno “malato”.

Quando le borse mostrano i segni di un trend “malato”, è ora di chiudere le posizioni long.

Ma come si definiscono un trend sano e un trend malato?

Il trend sano è quello in cui il rialzo è determinato dall’apporto della maggior parte dei titoli dell’indice.

Quando un buon numero di titoli sale, trascinando a rialzo l’intero indice, allora il trend è sano.

A un certo punto pero’, puo’ accadere che il trend continui il rialzo mentre un buon numero di titoli sia in ribasso.

In questo caso, il trend viene trascinato verso l’alto da un numero ridotto di titoli a grande capitalizzazione che egemonizzano il calcolo totale dell’indice, ma non rappresentano l’intero mercato sottostante.

Da quel momento, il mercato entra in una fase in cui il trend a rialzo diventa “malato” e prossimo al collasso.

La buona notizia è che tutto questo puo’ essere monitorato facilmente da un indicatore chiamato “Advance/Decline Line” che puoi consultare liberamente su questa pagina.

Questo era l’aspetto dell’indicatore rispetto allo S&P500 alla fine degli anni ’90:

Come si vede, la linea blu dell’Advance/Decline Line aveva iniziato a divergere di molto rispetto all’andamento dell’indice di riferimento.

In modo piu’ sfumato, si ebbe una analoga divergenza prima del crollo del 2008:

In quella occasione, lo S&P500 raggiunse nuovi massimi, mentre la linea blu faceva massimi decrescenti.

E oggi, a che punto siamo con questo indicatore?

Per fortuna, come mostra il grafico sotto, non siamo neanche lontanamente vicini ai due casi precedenti: le due linee continuano a correre insieme:

Questo vuol dire che il momento di entrare nel mercato è ora.

Per ottenere i rendimenti estremi che si riescono a fare nelle ultime, straordinarie fasi di una bolla, chi non è già dentro il mercato, deve approfittare di ogni ritracciamento per acquisire titoli a un prezzo non troppo alto e crearsi un portafoglio da mantenere fino a che il nostro indicatore non ci segnali il momento di chiudere tutto.

Ed è proprio cio’ che stiamo facendo in Strategie Portfolio.

Grazie all’insperato aiuto dell’epidemia cinese, che ha prodotto un breve, ma intenso ritracciamento della borsa azionaria USA, abbiamo aggiunto 6 nuovi titoli azionari, mentre nella nostra watching list abbiamo altri 50 titoli che aspettano il momento buono per entrare in portafoglio.

Diversamente da come abbiamo fatto nel 2019, quest’anno utilizzeremo molto piu’ le azioni, che affiancheranno le nostre consuete operazioni in opzioni.

Per molti mesi, costruiremo pazientemente un portafoglio che ci accompagnerà fino alla fase estrema della bolla, che potrebbe arrivare a fine 2020 o nel 2021.

La fase finale della bolla azionaria USA è uno di quegli eventi che capitano una volta sola nella vita…

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PS: ecco la nostra tabella interna che mostra gli attuali rendimenti dei titoli azionari inseriti durante gli ultimi ritracciamenti delle borse. Alcuni (5 su 7) sono stati inseriti da appena due-tre settimane:

Man mano che ci avviciniamo alla fase finale della bolla, ogni ritracciamento verrà seguito da rialzi sempre piu’ violenti.
Quindi se si scelgono i titoli adatti, si prendono in pieno questi rialzi veloci di solito poco frequenti nelle azioni (e considera che qui NON ci sono penny stock o titoli del mercato OTC. Sono tutti titoli del Nasdaq o del Nyse poco soggetti a volatilità irrazionale).

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PPSS: come sempre, per chi vuole anche rendimenti a medio-breve termine continueremo i nostri trade con le opzioni… con una novità: accanto ai trade che si concludono dopo alcuni mesi, inseriremo anche trade settimanali, per consentire un equilibrio maggiore tra profit e loss (chi fa trade con le opzioni, sa di cosa parlo).
In Strategie Portfolio siamo in grado di modificare metodi e tecniche di trading al variare delle condizioni di mercato.
Questa caratteristica ci permette di costruire con maggiore tranquillità il nostro portafoglio azionario di fine-bolla, avendo anche dei rendimenti a breve-medio termine che non sono possibili con le azioni, ma sono necessari per rendere sostenibile nel tempo il nostro lavoro di trader.
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