Tutti i media finanziari ci dicono che la colpa del crollo delle borse è dovuta al coronavirus. Ma se guardiamo ai tempi con cui tutto cio’ è avvenuto, vediamo che qualcosa non torna…

Venerdì scorso, i funzionari sanitari hanno riferito che c’erano stati 75.456 casi di infezione confermati, che avevano causato 2.236 morti. Il lunedì successivo, i rapporti ufficiali riportavano 79.441 casi nCov-19 confermati con 2.620 morti.

Pertanto, tra venerdì e lunedì, il numero di casi confermati è aumentato del 5,3%, con un aumento del numero di decessi del 17,2%, che rappresentava la principale causa di allarme.

Ma se questi aumenti nei casi confermati e nei decessi hanno portato a un crollo di 1.000 punti nel Dow lunedì, perché lo stesso indice era invece aumentato dall’inizio dell’epidemia, quando i dati erano ben piu’ allarmanti?

Infatti, fra il primo caso confermato il 1 ° dicembre 2019 e venerdì scorso, il Dow Jones era aumentato del 27,3%.

E anche quando l’OMS, il 30 gennaio 2020, ha dichiarato che l’epidemia era un’emergenza di salute pubblica di interesse internazionale  – in quella data c’è stata anche la notizia della prima diffusione confermata di nCov-19 tra due persone negli Stati Uniti – il Dow è aumentato leggermente di 0,5 % fino a venerdì scorso.

Successivamente, finora venerdi scorso, il numero di casi confermati di nCov-19 è aumentato di oltre 10 volte con il numero di morti aumentato del 1,215,3% fino a venerdì scorso senza causare alcun crollo di borsa.

Mentre invece, ripeto, dal venerdi al lunedi un aumento del 5,3% nel numero di casi e un aumento del 17,2% nel numero di decessi ha causato un calo di 1.000 punti nel Dow…

E’ evidente che non ci siamo né coi tempi, né con la correlazione tra la gravità delle notizie e l’andamento del mercato.

Come mai?

Risposta: perché la borsa NON è crollata a causa del coronavirus.

Il fatto è che i prezzi dei futures avevano segnalato estremi statistici già martedì scorso. La settimana scorsa infatti il dollaro, l’oro, il petrolio e altre materie prime, assieme agli indici di borsa avevano raggiunto quotazioni massime con una velocità tale da provocare un backwardation nei futures di cui fanno da sottostante.

Cos’è il backwardation? E’ quando le quotazioni del sottostante (qualunque esso sia) aumenta di prezzo cosi’ velocemente che i prezzi dei futures che lo rappresentano non riescono a stare dietro e hanno quindi prezzi inferiori.

Stephen Auth, CIO di Federated Hermes, aveva osservato mercoledì su FOX News:

“Abbiamo avuto nelle borse una corsa del 17% senza mai un pullback.
Le ultime 16 volte che è successo qualcosa del genere, c’è stata una correzione del 10% … Questa correzione era quindi dovuta…ed era anche in ritardo! Il coronavirus è solo una buona scusa”.

Il Dow infatti, nella sua massima estensione, si era portato l’11% sopra la sua media mobile a 200 giorni. Quindi, ancora una volta, una correzione del mercato era inevitabile, con o senza coronavirus.

E adesso?

Bene, con un pullback del 14% sia nel Dow che nello S&P 500, e i media che sono passati alla narrativa “vendi tutto ora”, è forse un buon momento per iniziare a comprare…

Si definisce “correzione del mercato” un pullback del 10%. Tuttavia, delle 26 principali correzioni del mercato dalla seconda guerra mondiale a oggi, la correzione media è stata del 13,7%, del tutto in linea con quella attuale. Quindi penso che sia tempo di ricominciare a comprare con cautela…

Luke Burgess per Strategie Economiche