C’è un motivo per cui scriviamo poco sulla telenovela della Federal Reserve (Fed) e dei tassi d’interesse USA; ed è che per capirci veramente qualcosa, bisogna essere fedeli a pochissimi punti fermi e seguire solo quelli.

Moltiplicare gli articoli a ogni sospiro della Yellen e dei tanti chairman degli uffici locali della Fed, aumenterebbe solo la confusione e darebbe l’illusoria impressione che ci siano altri fattori in gioco, in realtà solo marginali.

Invece, i pochi punti fermi importanti da considerare, li abbiamo elencati in questo articolo:

  • arresto dell’inflazione o inizio di deflazione
  • crisi dei mercati di borsa
  • aumento della disoccupazione

Sono questi i 3 parametri che la Fed tiene e terrà sempre presenti per decidere se alzare o no i tassi d’interesse.

Manco a dirlo, è proprio il primo di questi tre fattori che sta tornando minacciosamente a gettare la sua ombra sul programma di rialzo dei tassi della Yellen, fino a far scoppiare una vera e propria “rivolta” nei suoi confronti.

Charles Evans della Fed di Chicago e altri commentatori di spicco come Larry Summers hanno detto che un rialzo dei tassi a settembre sarebbe un errore enorme.

Queste voci si aggiungono a quella di Lael Brainard, già governatore della Fed, che ha tenuto un discorso il 30 maggio, dicendo di aver votato sì per il recente rialzo dei tassi, ma che darà un probabile voto negativo a settembre.

Anche in questo caso, la ragione di questa ferma opposizione al rialzo dei tassi è la disinflazione.

Sia l’inflazione attuale che le aspettative inflazionistiche previste dalle proiezioni degli analisti, così indiscutibili fino a 5 mesi fa, stanno svanendo come neve al sole.

La disinflazione era in realtà già iniziata dopo il primo rialzo dei tassi della Fed di dicembre; e adesso siamo probabilmente diretti verso una recessione entro la fine dell’estate.

Per questo molti alla Fed stanno facendo di tutto per scongiurare che un rialzo dei tassi metta l’acceleratore a tutto questo peggiorare delle cose.

Inutile dire che non aumentare i tassi, nell’ambito di un programma di rialzo dei tassi, equivale a un allentamento monetario indiretto, che indebolirà il dollaro e farà aumentare i prezzi delle materie prime.

Questo potrebbe cambiare il volto dei mercati attuali, riportandoci a una situazione simile a quella di fine 2016.

In quel periodo, le commodities sembravano pronte a invertire a rialzo il loro lunghissimo ciclo ribassista durato 5-8 anni, ma poi il 2017 aveva congelato tutto.

Ora forse il rialzo potrebbe riprendere; anche se è ancora presto per dirlo.

Vediamo prima cosa succederà a settembre e poi ne riparliamo.

Noi abbiamo sempre in lista d’attesa tantissimi titoli legati alle materie prime che il 2017 ci ha impedito di utilizzare e che conservano tutta la loro forza latente in attesa di una miccia esplosiva…

Alla tua prosperità!

Il team di Segnali di Borsa

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