Le autorità europee e internazionali lanciano un allarme su un grave rischio sistemico nel mercato obbligazionario.

Questa settimana, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) ha messo in guardia sul fatto che, in caso di shock di mercato, il 40% dei fondi di investimento europei focalizzati su obbligazioni con rating spazzatura – ironicamente denominati “high yield” – non avrebbero abbastanza liquidità a disposizione per soddisfare i prelievi degli investitori (e questo succederebbe anche se i prelievi in una settimana si limitassero a solo il 10% del valore patrimoniale netto del fondo).

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Negli stessi giorni, il governatore della Bank of England, Mark Carney, ha suscitato costernazione nel settore dicendo che i fondi di investimento sono “costruiti su una bugia, ovvero sul fatto di avere abbastanza liquidità giornaliera per attività che fondamentalmente non sono liquide”.

Simili preoccupazioni sono state sollevate nelle ultime settimane dal Comitato Europeo per il Rischio Sistemico, dalla Banca dei Regolamenti Internazionali, dal Fondo Monetario Internazionale e dal Consiglio per la Stabilità Finanziaria del G20.

La soluzione proposta dall’ESMA alla carenza di liquidità di molti fondi obbligazionari è quella di sottoporsi a test trimestrali di stress di liquidità a partire dalla fine di settembre 2020.

Come era prevedibile, la proposta ha provocato un coro di lamentele da parte dei gestori dei fondi, col pretesto dei costi aggiuntivi che richiederebbe questa misura (in realtà, perché questi test accenderebbero i riflettori mediatici sulla debolezza di tali fondi).

Ma a volerla dire tutta, l’aumento della rischiosità di questi fondi è anche in parte una responsabilità della BCE.

L’insistenza della banca centrale europea sulla politica dei tassi negativi sta spingendo anche le obbligazioni delle società private a concedere tassi prossimi allo zero, al punto che oggi siamo arrivati ad avere il 60% delle obbligazioni private a tassi prossimi allo zero – una cosa mai accaduta nella storia dell’umanità…

Questa situazione sta rendendo sempre più difficile per gli investitori in Europa trovare attività con rendimento positivo in cui investire.

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Il risultato inevitabile è che questi “affamati” di rendimento finiscono con l’inseguire i rendimenti positivi, sebbene in calo, offerti dalle attività più rischiose, come le obbligazioni dei mercati emergenti o appunto quelle societarie con rating spazzatura di cui stiamo parlando.

Molti di questi investitori non comprano direttamente le obbligazioni, ma si affidano ai fondi obbligazionari ad alto rendimento. Fondi che, come abbiamo detto, non sarebbero in grado di rimborsare i loro investitori nemmeno se solo il 10% di loro provasse a disinvestire i loro soldi…

Cosa succederebbe a questi investitori se ci fosse una crisi del mercato obbligazionario?

In tali casi infatti, le corse al disinvestimento da tali fondi sono eventi all’ordine del giorno. E sono capaci di spazzare via gran parte del capitale principale di un fondo, anche se le obbligazioni sottostanti non fallissero. Peggio ancora, in questi casi i gestori potrebbero decidere di bloccare i rimborsi per impedire il collasso del fondo, come è avvenuto di recente nel Regno Unito, lasciando gli investitori improvvisamente incapaci di accedere a tutto ciò che resta del proprio denaro.

Quindi siamo al paradosso che, a causa di questa mancanza di liquidità, i fondi che investono nelle obbligazioni high yeld sono diventati più rischiosi delle obbligazioni stesse a cui sono legati.

Di conseguenza, se si possiede il capitale sufficiente ad oltrepassare le solitamente alte soglie di accesso di queste obbligazioni, è meno rischioso procurarsi questi titoli direttamente, anziché sfruttare la mediazione dei fondi di investimento o degli Etf.

Investitore avvisato, mezzo salvato….

Il team di Segnali di Borsa

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