Vorrei tanto poter scrivere un articolo semplice e breve su questo argomento, per doppiare il successo che ha avuto il mio precedente “L’accordo stato-Benetton spiegato ai principianti”, ma questo argomento è un tantino piu’ complesso e non potro’ cavarmela in poche righe.

Partiamo con il riassunto dell’accordo chiuso ieri dai Paesi dell’UE.

Riassunto dell’accordo

1. Arco Temporale degli aiuti:

Le somme saranno erogate e spese dal 2021 al 2026

2. Quote relative tra prestiti e sovvenzioni a fondo perduto:

somma totale a fondo perduto: ridotta da da 500 a 390 mld

somma totale da erogare come prestiti: aumentata da 250 a 360 mld

Somme destinate all’Italia:

fondo perduto: da 90 a 81,4 mld

prestiti: da 90 a 127,4 mld

Totale: 208,8 mld

3. Data di inizio dell’ erogazione: 

Secondo trimestre 2021. La parte erogata sotto forma di prestiti potrà anche coprire retroattivamente le spese sostenute dal governo da febbraio 2020 in poi.

4. Condizioni:

Per ricevere i fondi l’Italia dovrà presentare un Piano nazionale di riforme 2021-2023 entro l’autunno 2020.

Entro due mesi dal ricevimento del piano, la Commissione Europea valuterà il documento e il parere finale dovrà essere approvato dal Consiglio Europeo (formato dai capi di stato e di governo dei Paesi membri) entro 1 mese.

Durante l’erogazione dei fondi, qualora uno o piu’ stati membri del Consiglio riscontrino gravi scostamenti dai target intermedi del piano di un paese, l’approvazione dell’erogazione dei fondi successivi potrebbe essere rinviata a riunioni successive del Consiglio (con un ritardo di non oltre 3 mesi).

5. Sconti:

Alcuni paesi hanno ottenuto degli sconti sui soldi che dovranno versare ogni anno nel bilancio generale europeo:

Olanda: 2 miliardi circa l’anno

Austria: 565 milioni l’anno

Svezia: 1 miliardo l’anno

Germania: 4 miliardi l’anno

Totale:

7 mld e 565 mln l’anno in meno in bilancio (circa 42 mld totali in 6 anni).

Cifra che dovrà essere compensata dagli altri Paesi, Italia compresa.

6. Come verranno erogati e spesi i soldi in pratica:

Bisogna tenere presente che questo NON è un programma di aiuti diretti allo Stato, ai cittadini o alle imprese nello stile ad esempio da quanto fatto dal Tesoro americano o dalla Federal Reserve.

L’unico programma che si avvicina a questo tipo di aiuti (ma con moltissime differenze di fondo) è il MES, che pero’ non è argomento di questo articolo.

Lo schema del Recovery Fund invece ricalca quasi fedelmente quello dei “Fondi Strutturali Europei” che l’UE ha già erogato negli ultimi 25 anni ai vari paesi.

Lo schema è il seguente.

L’Italia dovrà presentare il Piano di riforme di cui al punto 3.

Si tratta di un insieme di obiettivi generali destinati a soddisfare le “raccomandazioni europee” su:

– sanità

– tutela occupazione

– spese causate dalla pandemia

– digitalizzazione e ambiente

– sistema amministrativo e giudiziario

– politiche di bilancio

Come nei precedenti programmi di finanziamento europeo, in tutto il territorio nazionale nasceranno migliaia di Società create apposta per pianificare dei progetti legati a tali obiettivi da presentare all’Europa per avere i finanziamenti.

Le Regioni saranno come sempre il crocevia di questi finanziamenti.

Vediamo ora le possibili conseguenze del Recovery Fund.

Come il Recovery Fund diventa una perdita per lo Stato e un incremento del peso fiscale per imprese e cittadini

Il Recovery Fund deve essere finanziato dai singoli stati con un contributo straordinario da pagare per i prossimi 7 anni (i dettagli in questo documento).

L’Italia dovrà versare un contributo straordinario di 96,3 mld in 7 anni.

Come abbiamo detto, nello stesso lasso di tempo (7 anni), l’Italia riceverà a fondo perduto dal Recovery Fund 81,4 mld (vedi il paragrafo precedente).

Quindi in realtà questa cifra a fondo perduto servirà a coprire (peraltro solo in parte) il versamento straordinario di 96,3 mld.

Alla fine all’Italia resterà di versare un contributo netto di 14,9 mld (96,3 – 81,4) senza ricevere alcuna somma reale a fondo perduto.

Questi 14,9 mld vanno poi sommati alle tasse ordinarie che l’Italia dovrà pagare all’Europa nei prossimi 7 anni, pari a 47 mld.

In totale quindi l’Italia dovrà versare nei prossimi 7 anni (47 + 14,9) 61,9 mld.

L’unica voce attiva netta nel bilancio degli aiuti sarà quella sotto forma di prestiti, pari a 127,4 mld.

Questi prestiti non verranno utilizzati per coprire i 61,9 mld che lo Stato dovra versare. Al contrario, verranno erogati a favore delle grandi aziende protette dallo Stato,

Quei 61,9 mld invece verranno coperti con tasse nazionali a imprese e cittadini.

A queste tasse dovranno aggiungersi anche nuovi carichi fiscali che l’Europa varerà per coprire lo sforamento sul budget creato dal Recovery Fund (carbon tax e tasse ambientali di vario genere).

Per la stessa ragione, le tasse europee già esistenti (come i dazi doganali) verranno aumentate dal 20% al 25%.

Il risultato netto di questi aiuti del Recovery Fund quindi sarà:

  • un contributo netto positivo in forma di prestiti bancari alle grandi aziende protette dallo Stato.
  • Un aumento di tasse sia a livello nazionale che europeo a carico di imprese e cittadini.

Come il Recovery Fund modifica l’assetto finanziario europeo (nascita degli eurobond)

Il Recovery Fund introduce un importante cambiamento nell’economia europea, cioè l’emissione di eurobond che dovranno coprire le cifre erogate a fondo perduto ai vari Stati.

Condizioni e effetti degli eurobond:

  1. Gli eurobond avranno come compratore unico la BCE e le banche dei singoli paesi.
  2. La BCE compenserà le spese di tali acquisti riducendo progressivamente e portando a chiusura il suo programma di acquisto straordinario di obbligazioni di alcuni paesi, soprattutto l’Italia (PEPP), entro il 2021 (1350 mld di acquisti entro giugno 2021).
  3. I singoli Stati, tra cui l’Italia, dovranno supportare il valore degli eurobond con emissioni di bond nazionali (quindi emissione di nuovo debito, che verrà compensato con nuove tasse, come abbiamo detto nel paragrafo precedente).
  4. Gli interessi da pagare per gli eurobond verranno compensati con un aumento del prelievo fiscale a livello europeo (come abbiamo detto nel paragrafo precedente).
  5. Gli effetti degli eurobond sul mercato dei cambi (cioè sulla tenuta dell’euro rispetto alle altre valute, soprattutto il dollaro) sono un’incognita, ma saranno certamente determinanti.

Effetti sul bilancio dello Stato italiano

Se gli (eventuali) effetti del Recovery Fund sull’economia reale si vedranno tra qualche anno, le emissioni nazionali di bond da fare in anticipo per permetterne l’erogazione (vedi i paragrafi precedenti) accresceranno già ora la pressione sul Tesoro, che già ha il suo bel da fare per rifinanziare l’elevato debito in scadenza (aumentato a causa delle spese anti-covid e per colmare i grossi “buchi” di bilancio provocate dalla pandemia).

Le banche italiane, come quelle degli altri paesi, dovranno riempirsi degli eurobond detenuti dalla BCE. Questi bond, che andranno in competizione con i bond emessi dai singoli paesi, avranno abbastanza presto una caduta dei rendimenti, provocando perdite nei bilanci delle banche.

Riassumendo, grazie al Recovery Fund, tra il 2021 e il 2026, l’Italia ha accettato di:

– Accollarsi delle spese nette aggiuntive per compensare il bilancio europeo aumentato a causa del Recovery Fund (vedi i paragrafi precedenti).

– Accollarsi per 7 anni la parte delle spese per il bilancio europeo che è stata scontata ad altri paesi (circa 42 mld totali, vedi il punto “4. Sconti” del primo paragrafo)

– Aumentare il prelievo fiscale a imprese e cittadini per compensare queste spese e le spese di interessi per gli eurobond.

– Rimborsare entro il 2026 la parte non a fondo perduto degli aiuti, rendendo improbabile la possibilità che l’Italia possa ridurre il deficit tra debito e PIL, che è una precondizione necessaria proprio per non avere noie dall’Europa.

Queste nuove voci di spesa andranno ad aggravare il bilancio italiano, già sotto il peso di:

– una sensibilmente minore raccolta fiscale

– una eccezionale caduta del PIL

– un aumento del debito sotto forma di titoli di stato

Effetti sull’economia reale italiana

Al punto “5. Come verranno erogati e spesi i soldi in pratica” del primo paragrafo, abbiamo visto che questi fondi saranno gestiti col vecchio sistema dei “Fondi Europei” che conosciamo almeno dagli anni ’90.

In pratica: l’Europa fornisce a grandi linee delle aree di interesse dove si dovrebbero spendere de soldi. I Paesi europei presentano dei progetti che hanno obiettivi in quelle aree e l’Europa li finanzia entro un certo numero di anni.

Abbiamo avuto quasi 30 anni di tempo per valutare l’efficacia di questo sistema, che ha dimostrato un impatto nullo sull’economia italiana.

Senza andare a indagare le cause e senza descrivere tutte le carenze di questi programmi, è evidente che l’ininterrotta linea discendente dell’economia italiana degli ultimi 30 anni non è stata per nulla intaccata dagli altrettanto ininterrotti aiuti dei “Fondi Europei”.

Non abbiamo quindi alcuna prova storicamente fondata che questo genere di aiuti riescano ad avere un impatto sull’economia reale.

Bliancio netto finale

Per concludere quindi, il bilancio netto che possiamo trarre dal Recovery Fund è:

  • Aumento di tasse nazionali ed europee per imprese e cittadini
  • Aumento di prestiti alle grandi aziende protette dallo Stato
  • Aumento delle sofferenze bancarie italiane ed europee
  • Incertezza sulla tenuta dell’euro e sulla sua reputazione internazionale
  • Scarse possibilità di impatto del Recovery Fund sull’economia reale