L’inversione della curva dei rendimenti, la più estrema mai vista dalla fine del 1981, viene sempre interpretata come un segnale di prossima recessione.

Per intenderci, la “curva dei rendimenti” è formata dal rapporto tra i tassi di interesse USA di breve e di medio termine. La piu’ famosa deriva dal rapporto tra i tassi a 2 e a 10 anni.

Se in tempi normali i titoli di stato a scadenza piu’ lunga dovrebbero rendere di piu’ per compensare la maggiore esposizione temporale al rischio, in tempi di recessione questo rapporto si inverte e i titoli a breve scadenza finiscono col rendere di piu’, per compensare il rischio sempre piu’ prossimo di una recessione.

Quando cio’ accade, la curva che esprime il rapporto tra i tassi si abbassa, percio’ si parla di inversione o discesa della curva dei rendimenti.

Da piu’ di un anno i media specializzati stanno segnalando un progressivo abbassamento di questa curva, prevedendo una recessione che ormai si sta facendo sempre piu’ palese.

Tuttavia questo dato non puo’ essere letto in modo univoco, perché ci sono due modi in cui questa curva puo’ abbassarsi:

1. un conto infatti è quando la curva inverte, perché il tasso USA a 2 anni aumenta piu’ velocemente del tasso a 10 anni,

2. un altro è quando la curva, che ha già invertito da tempo, inverte ancora di piu’ fino al limite estremo, perché il tasso a 10 anni inizia a scendere, mentre quello a 2 anni resta uguale.

I due casi sono molto diversi e vanno interpretati in modo specifico.

Nel primo caso (il tasso a 2 anni aumenta piu’ velocemente), i due tassi fanno a gara a chi prevede la recessione piu’ forte, sia a breve che a lungo termine. Quindi è lecito leggere il dato come un segnale di prossima recessione.

Nel secondo caso invece il tasso a 10 anni anticipa già la fine della recessione (per questo inizia a scendere), mentre il tasso a 2 anni dice che nel breve termine la recessione è ancora presente. Quindi non possiamo continuare a dire che ci sarà una recessione, o che ci sarà una recessione piu’ forte. La lettura corretta è quella opposta: i tassi ci stanno dicendo che la recessione sta per finire (o che il mercato obbligazionario si aspetta la fine della recessione; cosi’ come all’inizio dell’inversione si aspettava l’arrivo della recessione)

Se il mercato obbligazionario si aspettasse che l’inflazione ci accompagnerà per molto tempo, vedremmo rendimenti più elevati per il Tesoro a 10 anni. Non è così. Mentre scrivo, il rendimento del Tesoro decennale è sceso al 3,78%.

Volendo quindi attenerci a questo solo dato, dovremmo ipotizzare che la recessione (negli USA) non sarà cosi’ lunga e che, di conseguenza, potrebbe non avere il tempo di peggiorare troppo.

La corretta interpretazione dell’inversione della curva dei rendimenti andrebbe infine abbinata alla lettura corretta della relazione tra utili delle aziende e quotazioni in borsa che abbiamo trattato in un articolo precedente.

In entrambi i casi i media ci forniscono una lettura semplicistica e scorretta dei dati, ipotizzando che negli USA la situazione dovrà andare per forza verso un peggioramento generalizzato, sia dei margini di profitto che dell’economia.

Al contrario, una lettura piu’ attenta dei dati dovrebbe far ipotizzare una situazione molto piu’ variegata. Inoltre si dovrebbe tenere conto di altri fattori molto meno prevedibili, come le riserve di petrolio globali, le sfide valutarie e le politiche delle banche centrali, per citarne solo alcuni.

Di sicuro il prossimo futuro (negli USA) non sarà una corsa verso il baratro, ma al contrario ci riserverà dei momenti di miglioramento economico che possiamo sfruttare per dei trade di medio termine.