Non so se ci sono ancora lettori che hanno investito in fondi obbligazionari ad alta cedola.

E non è una domanda retorica…

Ad esempio, c’è ancora gente che non usa Facebook o non fa la raccolta differenziata, ma chi è abituato a usare entrambi, spesso dimentica l’esistenza di queste persone.

Lo stesso vale per gli investimenti.

Oggi c’è la possibilità di investire in borsa con una comoda piattaforma di trading, ci sono le criptovalute, ci sono i futures, le opzioni.

Perciò, chi come me usa questi strumenti ogni giorno, a stento sa se ancora oggi c’è gente che investe come si faceva prima degli anni ’90, quando non c’erano le piattaforme di trading e molti titoli di borsa erano inaccessibili.

Ecco perché mi faccio questa domanda, ed ecco perché sono stato a lungo indeciso se scrivere o no questo articolo.

Non ero sicuro che l’argomento avrebbe ancora interessato qualcuno.

E’ possibile che fra i lettori di Segnali di Borsa non ce ne sia più neanche uno che investe nei fondi obbligazionari come si faceva negli anni ’80?

Si, è possibile…In tal caso, questo articolo sarebbe totalmente sprecato (come il tempo che ho impiegato a scriverlo).

Ad ogni modo, ormai lo sto già scrivendo e tanto vale andare fino in fondo. Mi scuserai quindi se per caso non sarà di tuo interesse.

Dunque… ciò che volevo dire all’inizio, è che se ancora esiste sulla faccia della terra qualcuno che abbia dei soldi in fondi comuni che investono nelle obbligazioni ad alta cedola, deve sapere che è il momento di disinvestire, e anche in fretta!

Ricordi? Una volta, il buon vecchio promotore di fondi della banca sotto casa ti dava la solita lista dei fondi ritagliati secondo il “profilo di rischio” del cliente.

Per gli investitori “ardimentosi” (il vocabolo antiquato rende bene l’idea) c’era sempre il fondo obbligazionario ad alta cedola, che puntualmente ti dava quell’emozione indefinita compresa tra speranza di guadagno e paura del rischio.

Bene, oggi possiamo mettere finalmente una pietra sopra anche su questo cimelio arrugginito.

Come dicevo, le obbligazioni ad alta cedola, assieme a quasi tutti gli asset di vecchio stampo, sono arrivate al capolinea e se ci hai ancora investiti sopra dei soldi, devi tagliare la corda.

Ti spiego perché…

Negli ultimi 14 mesi, le obbligazioni ad alta cedola (d’ora in poi, per brevità, high yeld bonds) sono costantemente salite di prezzo.

Ad esempio, un etf che investe su questi titoli: iShares iBoxx High Yield Corporate Bond Fund (HYG) dal minimo fatto a febbraio 2016 è salito del 16%.

HYG è ormai vicino ai suoi massimi storici e non accenna a scendere. Comprare ora questo etf sarebbe un suicidio, perché avresti il massimo potenziale a ribasso e il minimo potenziale a rialzo (pari quasi a zero).

Ecco, ora tieni presente che la stessa situazione la ritrovi in qualsiasi altro etf o fondo obbligazionario presente sul mercato.

Da un lato, il prezzo dei bond che hanno in pancia ha raggiunto i massimi (quindi non può che scendere), dall’altro, le loro mitiche “alte” cedole sono ormai ridotte ai minimi termini.

Ricorda sempre che nei bond il prezzo è inverso alla cedola (o al tasso d’interesse, come lo vuoi chiamare).

Quindi se nei fondi e negli etf questi bond hanno prezzi così esorbitanti, è perché ormai le loro cedole non sono più “alte” come farebbe pensare il loro nome.

Non sono più, in pratica, bond ad alta cedola, ma bond a cedola così-così…

Pensa che paradosso…

Questo tipo di bond viene emesso da paesi emergenti o aziende considerate ad alto rischio di insolvenza. Ed è per compensare tale rischio che la loro cedola è solitamente molto alta.

Ma ormai il mercato ha talmente affossato questi titoli che i loro rendimenti di un tempo sono un lontano ricordo.

In media, il rendimento di questi bond è sceso a meno del 6% (una bazzecola, rispetto al 15%-30%-40% di una volta).

Si tratta di un valore molto vicino a quello dei titoli di stato americani ed europei, solitamente a bassa cedola.

E questo è un dato ancora più inquietante.

Infatti, l’indicatore più classico utilizzato per monitorare il mercato degli high yeld bonds è proprio lo “spread” con i titoli di stato.

Lo spread cioè che che rapporta il rendimento degli high yeld a quello dei bond governativi a bassa cedola (come detto, i titoli di stato europei o americani).

Quando i rendimenti di queste due classi di titoli diventano insolitamente analoghi, lo spread precipita a valori minimi.

Ora, ci sono due motivi per cui il rendimento delle due classi di titoli può essere analogo:

1 il rendimento dei bond governativi è salito alle stelle

2 il rendimento dei bond high yeld è precipitato

Naturalmente, oggi non ci troviamo affatto nel caso 1 (anzi, i nostri titoli di stato sono ormai a rendimento tendente a zero), bensì, come abbiamo detto, siamo alla fase finale nel caso 2.

Il grafico qui sopra mostra che attualmente il valore dello spread è caduto intorno al 4%.

Come puoi vedere, ogni volta che lo spread è sceso sotto questo valore, è successo qualcosa di brutto.

A metà del 2007 lo spread era sotto il 4%, anticipando il crash del 2008 che portò a perdite di oltre il 30% nel mercato dei bond.

Anche nel 2014 lo spread arrivò sotto la soglia del 4%, portando a una caduta del mercato dei bond del 20% l’anno successivo.

Quindi, non ci sono dubbi: il fatto che oggi lo spread sia tornato a questo valore (e quasi certamente scenderà al di sotto entro il 2017) è un segnale molto chiaro di dove andrà a parare il mercato dei bond ad alta cedola.

Ora io mi chiedo: ma con tutti gli strumenti di investimento che ci sono oggi e che rendono cento volte tanto (guarda ad esempio le criptovalute)…davvero vuoi insistere con i bond?

Mah!

Alla tua prosperità!

Il team di Segnali di Borsa