In questo articolo precedente avevamo discusso gli elementi economici fondamentali del rialzo dell’oro, essenzialmente legati al tipico ciclo della domanda e dell’offerta.

Attualmente questi fattori economici “classici” sono già in azione e contribuiscono a mantenere l’oro in una posizione stabile tra i 1350 e i 1300 dollari l’oncia.

Bisogna però considerare che il trend dell’oro ha anche una fortissima componente “politica” e quindi almeno dal 2011 sta subendo una manipolazione costante che deve essere presa in considerazione.

Questa manipolazione da parte dell’intero sistema economico mondiale è altrettanto importante per determinare il trend dell’oro quanto lo sono i fattori economici classici.

Ecco perché è giunto il momento di spiegarti il meccanismo fondamentale sottostante alla manipolazione, che ci porterà a capire con estrema chiarezza qual’è il suo fine e quando sarà capace di scatenare il rialzo definitivo che porterà l’oro tra i 2.000 e i 10.000 dollari l’oncia (sul prezzo finale le ipotesi dei vari analisti sono diversificate).

La manipolazione dell’oro avviene principalmente attraverso i movimenti di trading sui future e i certificati di deposito, che accumulano posizioni short quando l’oro sale troppo e sono capaci di provocare piccoli crash di prezzo nel mercato overnight.

Dal momento che questo “oro di carta” supera la quantità di oro reale almeno per un rapporto di 100 a 1, le manovre short sono state sufficienti a tenere a bada i fattori di domanda e offerta del mercato di oro fisico che invece tendono a far aumentare il prezzo del metallo giallo.

Anche il mercato dell’oro fisico (lingotti) probabilmente ha subito delle manipolazioni, che però sono poco visibili a causa della segretezza di queste transazioni.

Ma chi ha deciso di mantenere il prezzo dell’oro basso per tutti questi anni e per quale ragione?

L’oro basso conveniva a molti attori della finanza globale.

Conveniva alle politiche delle banche centrali a favore del debito degli Stati (bisognava tenere gli investitori istituzionali dentro i titoli di stato e i fondi comuni, scoraggiando l’investimento in oro).

Conveniva alle banche private (e alle stesse banche centrali), che potevano accumulare oro di nascosto a prezzo basso mentre consigliavano ai loro clienti di non investire in questo metallo.

Conveniva al mercato del risparmio gestito e a quello del trading.

E via dicendo….

Ma questi sono solo elementi di contorno del meccanismo di fondo più determinante, che è essenzialmente geopolitico.

In realtà, gli attori internazionali che hanno deciso di attuare il controllo del prezzo dell’oro e hanno i pieni poteri per governarlo sono solo due:

Cina e Stati Uniti.

La manipolazione dell’oro è uno dei capitoli del complesso processo di integrazione della Cina nel club del Fondo Monetario Internazionale, che a sua volta è un tassello del progressivo passaggio del controllo economico mondiale dalle banche centrali allo stesso Fondo Monetario.

Si tratta di un processo economico di portata storica che si sta svolgendo (di nascosto) sotto i nostri occhi e di cui percepiamo solo alcuni effetti collaterali, senza capire l’intero quadro d’insieme.

Le informazioni a riguardo sono ancora difficilmente reperibili, ma noi di Segnali di Borsa siamo in grado di ottenerle.

Il motivo per cui non abbiamo fatto ancora un articolo completo sull’argomento è che stiamo ancora verificandone l’attendibilità, per alcuni aspetti.

E a tale scopo abbiamo bisogno di attendere che alcuni indicatori economici si muovano in una certa direzione.

Se questi segnali ci daranno le conferme sperate, riceverai certamente un super articolo che ti svelerà tutto il quadro economico e politico che influenzerà l’economia dei prossimi anni e che nessuno ancora conosce, nemmeno parzialmente (ricevi l’articolo via email iscrivendoti gratis a Segnali di Borsa).

Per il momento, accontentiamoci di illuminare questo specifico aspetto del “grande gioco”, e cioè il prezzo dell’oro.

L’integrazione della Cina nel club del Fondo Monetario e dello yuan (la valuta cinese) nel paniere delle valute scambiabili a livello globale NON è un processo di contrapposizione tra Oriente e Occidente o tra Stati Uniti e Brics.

Questa è una visione ingenua che impedisce a tanti blogger e sedicenti esperti di comprendere la reale portata del problema.

In realtà, le economie occidentali favoriscono questa integrazione e aiutano la Cina a completarla (nel famoso articolo che scriveremo in futuro, capirai perché).

Uno dei modi per aiutare la Cina a integrarsi nel club delle economie sviluppate è proprio la manipolazione dell’oro.

E’ una questione di ribilanciamento del valore dello yuan rispetto alle più importanti valute del “club”.

La Cina non potrebbe integrarsi davvero se lo yuan non riflettesse un valore reale almeno paragonabile a quello delle altre valute.

E uno degli elementi che determinano il valore di una valuta rispetto a un’altra è la quantità di Riserve di Oro come percentuale del Prodotto Interno Lordo (Gold/GDP ratio).

ribilanciamento

Come si vede nella tabella, prima che la Cina iniziasse ad accumulare enormi riserve di oro (“Before Rebalancing”), il suo GDP ratio era dello 0,7%, molto al di sotto di quello degli altri partecipanti del “club”.

In circa 4 anni di accumulo costante di oro, nel 2014 la Cina era arrivata ad accumulare 1.054 tonnellate di metallo, ma si calcola che la reale quantità fosse di 2.710.

Oggi l’accumulo di oro da parte della Cina è molto rallentato, quasi fermo.

Questo potrebbe significare due cose:

-la Cina si sta avvicinando alla quantità di oro che le consentirebbe di avere un GDP ratio del 2,7%, eguagliando quello degli Stati Uniti (vedi tabella sopra “After Rebalancing”), oppure

-i fattori economici classici che premono per il rialzo dell’oro non consentono più di mantenere il prezzo sotto i 1.200 dollari l’oncia. Quindi la Cina aspetta che l’oro si assesti in un nuovo prezzo standard da cui poter riprendere ad accumulare senza troppi rischi di ricadute di prezzo ai valori pre-Brexit.

Sia quello che sia, la sostanza non cambia. Come avrai già capito:

la manipolazione dell’oro è servita e serve tuttora per permettere alla Cina di accumulare oro senza risentire di un eccessivo incremento di prezzo.

Quando il ribilanciamento tra il GDP ratio dello yuan e quello delle altre valute sarà completato, probabilmente Stati Uniti e Cina lasceranno il trend dell’oro libero di fare il suo rialzo naturale.

In realtà, è molto probabile che la Cina abbia già raggiunto le 4.200 tonnellate necessarie al ribilanciamento, ma vuole accumulare una quantità di riserva pari a quella vantata dagli Stati Uniti (cioè 8.133,5 ton).

Secondo alcuni osservatori, è questa la quantità a cui aspira la Cina. In tal caso, il percorso di ribilanciamento non sarebbe ancora terminato e richiederebbe ancora alcuni anni.

La morale della favola è che solo un accordo finale tra Cina e Stati Uniti consentirà all’oro di raggiungere le sue elevatissime quotazioni reali non manipolate.

Fino a quel momento, accontentiamoci del fatto che gli elementi economici fondamentali oggi stiano diventando sempre meno contenibili da parte dei manipolatori.

Perciò qualsiasi evento di crisi molto forte (simile alla Brexit) potrebbe portare l’oro almeno ai famosi 1.500 dollari che molti analisti si attendono.

Per le montagne russe finali, credo dovremmo aspettare ancora un pò.

Alla tua prosperità!

Il team di Segnali di Borsa

PS: se vuoi ricevere via email l’articolo sulle altre manovre economiche nascoste che trasformeranno il volto dell’economia globale, iscriviti a Segnali di Borsa!