Nelle ultime 3 settimane, il Presidente della banca centrale americana, Jerome Powell, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:

  • Gli Stati Uniti stanno affrontando il peggiore shock economico mai avvenuto nelle nostre vite, inclusa la crisi del 1929.
  • La recessione che ne consegue, si prolungherà fino alla fine del 2021.
  • I titoli di borsa resteranno vulnerabili fino al termine della recessione.

Dobbiamo ammettere che dichiarazioni del genere sono senza precedenti, in quanto negli ultimi 12 anni, cioè a partire dall’ultima crisi economica del 2008, i rappresentanti della Federal Reserve hanno sempre rilasciato dichiarazioni che sottostimavano o nascondevano eventuali criticità economiche.

Questo cambio a 180 gradi della strategia comunicativa della banca centrale ha quindi una forte rilevanza e indica essenzialmente due cose:

  • Questa crisi non si puo’ “nascondere” dietro i rialzi delle borse, perché avviene nell’economia reale e colpisce direttamente la popolazione.
  • La Federal Reserve, avendo deciso di fronteggiare la crisi con uno stimolo monetario senza precedenti, praticamente illimitato, deve dare una giustificazione adeguata a questo storico esperimento, nel caso avesse un esito disastroso.

Insomma, non solo per la prima volta dal 1929 abbiamo una crisi dell’economia reale non limitata al settore finanziario, ma stiamo per assistere anche a una risposta senza precedenti da parte del settore finanziario, che potrebbe portare alla sua autodistruzione.

Esiste un modo per misurare la gravità di questa crisi, dal punto di vista non solo economico, ma anche sociale, quindi in termini di perdite di posti di lavoro e di conformazione della società?

Per rispondere a questa domanda, basta fare un semplice confronto.

Dopo la crisi precedente del 2008, l’economia è riuscita a riprendersi al 96%. In altre parole, abbiamo avuto una perdita complessiva del 4%.

Il 4% puo’ sembrare un numero irrisorio, ma ha già dimostrato tutto il suo peso.

Infatti, questa economia ridimensionata del 4% in cui tutti abbiamo vissuto fino all’anno scorso, si è dimostrata essere del tutto precaria, continuamente bisognosa di stimoli da parte delle banche centrali. Stimoli che hanno avvantaggiato le grandi multinazionali, corrodendo la capacità di nascita di nuovi settori e nuove imprese e riducendo la famosa “classe media”.

Ora, se una riduzione del 4% ha già fatto tutto questo, cosa potrebbe fare una riduzione del 10%?

E’ questa infatti la previsione della maggioranza degli esperti: anche stavolta, come nel 2008, l’economia riuscirà a riprendersi, certo… Ma sarà un’economia al 90%…

In altre parole, stavolta ci toccherà vivere in un’economia ridimensionata del 10%, non piu’ del 4%!

Gli effetti di questo 10% sono già adesso facilmente intuibili. Basta vedere dove vanno a finire i soldi degli aiuti monetari delle banche centrali.

Questi soldi non sono pasti gratis, ma prestiti o altre forme di sostegno condizionato che solo le grandi aziende possono permettersi.

La tendenza a una sclerosi dell’economia, già iniziata con la crisi del 2008, verrà quindi accentuata.

Con le grandi aziende poco innovative garantite dalle banche centrali e le nuove aziende e le startup sempre piu’ penalizzate, aumenterà la perdita di posti di lavoro e verrà ridotta ulteriormente la “classe media”.

Questo grafico mostra bene la “sclerosi” dell’economia che è stata pienamente attuata fin dagli anni ’80, con una progressiva e inesorabile riduzione delle startup (linea blu) fino al 2015.

Il grafico dimostra anche che l’erosione della classe media (parallela al trend discendente delle startup) è stata ed è una conseguenza di questo trend, in quanto sono le startup (che poi diventano grandi aziende) a garantire un continuo aumento di posti di lavoro, mentre le multinazionali e le aziende garantite dallo stato non fanno che ridurre ogni anno i posti di lavoro per continuare a stare sul mercato (la nostra Alitalia è un esempio lampante).

Inoltre, se potessimo allungare il grafico fino al 2020, avremo anche un’impennata della linea rossa (il tasso di “mortalità” delle aziende), in quanto è del tutto ovvio che questa crisi, per la sua rilevanza nell’economia reale, sta causando la chiusura di molte attività.

Quindi, diversamente dalla crisi del 2008, questa volta la discesa della “linea blu”, essendo connessa alla salita della “linea rossa”, provocherà una accelerazione delle tendenze distruttive della crisi precedente.

Gli stimoli delle banche centrali, diretti a mantenere lo status quo nell’economia e a sostenere in perpetua “rianimazione sospesa” interi settori economici e servizi, causerà una trasfromazione sociale che si puo’ intuire, ma fino a un certo punto.

Possiamo dire che la classe media verrà ridotta ai minimi storici, che i bilanci statali non si reggeranno piu’ sui prelievi fiscali, ma dai soldi stampati dalle banche centrali, che aprire una nuova attività o un nuovo settore che non farà parte della cerchia ristretta degli aiuti statali sarà quasi impossibile, che la popolazione occupata sarà ormai una minoranza.

Ma non possiamo prevedere del tutto come cio’ si tradurrà nella nostra vita quotidiana.

Ci saranno nuove classi sociali che potranno mantenersi senza lavorare? Faremo la spesa in empori virtuali centralizzati? Useremo monete digitali fornite dalle banche centrali?

Quello che è certo è che le nostri abitudini di vita appaiono sempre meno compatibili con una società retta interamente dalle banche centrali. La società che sembra profilarsi in modo inevitabile nel dopo crisi.

Qualcosa di certo è destinato a cambiare, e di molto…