Dopo una fase di sviluppo durata quasi un decennio, mancano pochi mesi all’implementazione da parte della Federal Reserve di una nuova infrastruttura di transazioni in tempo reale nota come FedNow.

L’ultima notizia è che vedremo l’impiego di questo nuovo sistema tra maggio-luglio.

Il sistema e i suoi vantaggi sono semplici.

Le banche che faranno parte della rete FedNow potranno inviare/ricevere denaro in cambio di buoni del tesoro in pochi secondi con regolamento quasi istantaneo.

La maggior parte dei media sta trattando questo argomento nella prospettiva di un possibile dollaro digitale (CBDC).

In realtà, questo nuovo sistema potrebbe avere degli usi molto piu’ concreti e immediati di un CBDC.

Ad esempio, in caso di bank run bancari, FedNow potrebbe permettere istantanee iniezioni di liquidità da parte della Fed a favore delle banche in difficoltà, annullando in tempo reale gli effetti distruttivi di qualsiasi bank run, non importa di quali dimensioni.

Piu’ importanti però sono alcuni effetti a lungo termine di FedNow.

Per capire di cosa si tratta, dobbiamo tornare a parlare dei buoni del tesoro USA, strettamente correlati con questa possibile implementazione, continuando il discorso della Parte prima di questo articolo.

Nell’articolo precedente infatti avevamo scoperto uno strano afflusso di enormi somme istituzionali dagli anni ’70 a oggi nel mercato monetario (buoni del tesoro, in pratica), che sta creando, soprattutto negli ultimi 5 anni, una capitalizzazione crescente e stabile in questi titoli, senza alcun evidente scopo di protezione dai rischi o di investimento.

Non sappiamo con certezza lo scopo di questa operazione a lungo termine, ma in questo articolo cercheremo di fornire un contesto in cui questo fenomeno potrebbe avere senso.

La creazione di buoni del tesoro a tasso fisso

Uno dei due strumenti di salvataggio che la Fed ha messo in campo ultimamente è il Bank Term Funding Program, che prevede prestiti di liquidità alle banche in difficoltà in cambio di buoni del tesoro (Treasury) valutati alla pari, non al valore di mercato.

Dal momento che in America diverse banche di media entità continuano a marciare sull’orlo della bancarotta, la Fed sta utilizzando a pieno regime questo strumento di salvataggio, che la costringe a incamerare nel proprio bilancio centinaia di miliardi ogni mese in buoni del tesoro usati come collaterale dei prestiti di salvataggio.

In pratica, la Fed è impegnata in un nuovo QE, anche se in modo non ufficiale.

Tuttavia, a differenza dei QE precedenti, che avvenivano in un contesto di tassi d’interesse quasi a zero, ora queste cifre colossali vengono prestate mentre i tassi d’interesse sono molto alti.

Ecco il motivo per cui i prestiti avvengono con uno scambio di Treasury alla pari, cioè non al prezzo (e al tasso d’interesse) di mercato, ma a un prezzo e tasso nominali.

In pratica, la Fed sta essenzialmente fissando il prezzo (e il tasso d’interesse) del debito sovrano per evitare che queste operazioni di salvataggio portino alle stelle i rendimenti di questi titoli, mandando in bancarotta il governo che deve pagare gli interessi su questi titoli.

Lo scopo piu’ evidente di questi insoliti buoni del tesoro a tasso fisso è perciò proteggere il governo dalla bancarotta.

Tuttavia la Fed potrebbe anche usare questi buoni a tasso fisso per altri scopi.

Vediamone un paio nei prossimi paragrafi…

Come FedNow potrebbe promuovere lo “staking” dei buoni del tesoro

FedNow potrebbe essere utilizzato dalla banca centrale per trasformare i buoni del tesoro a tasso fisso in un asset da investimento in competizione con altri piu’ famosi, come le borse, l’oro o le cripto.

Come?

La Fed potrebbe instaurare degli scambi regolari e permanenti di denaro contro buoni del tesoro a prezzo e tasso fisso, questa volta non con le banche di media grandezza, ma con le grandi banche sistemiche, sempre pronte ad affiancare la banca centrale nelle sue manovre piu’ ardite.

In questo modo incamererebbe nel suo bilancio questo genere di titoli “garantiti” che a sua volta potrebbe offrire sul mercato attraverso FedNow.

I buoni del tesoro verrebbero cosi’ trasformati nell’investimento ideale: costanti nella performance, con rendimenti sempre adeguati all’inflazione e garantiti dallo stato.

Molti investitori, soprattutto se scoraggiati con opportune campagne mediatiche e giudiziarie dall’uso di altre forme di investimento dipinte come rischiose o inaffidabili, potrebbero trovare appetibile questa nuova forma di asset “garantito”.

Si tratta comunque di una semplice ipotesi, come quest’altra che descrivero’ nel paragrafo seguente…

La Fed sta creando a tavolino un’economia a inflazione controllata?

Nel 2018, la Fed tento’ una politica monetaria restrittiva simile a quella attuale, ma in scala molto piu’ ridotta, con la quale riusci’ ad aumentare i rendimenti dei fondi del mercato monetario e dei buoni del Tesoro di appena il 2%.

Ora è del tutto diverso: non possiamo negare infatti che stavolta l’impegno della Fed e del governo nel portare l’inasprimento monetario alle sue estreme conseguenze sembra inarrestabile.

Se l’inasprimento monetario del 2018 era chiaramente una breve parentesi nel lungo ciclo espansivo del dollaro, qui potremmo essere di fronte a un programma a lungo termine con obiettivi del tutto diversi da quelli di allora.

Se la Fed volesse al tempo stesso trasformare il dollaro in una valuta dotata di valore intrinseco (o almeno, con un rendimento implicito garantito) come abbiamo ipotizzato nel precedente paragrafo, potrebbe farlo senza alzare troppo i tassi d’interesse e senza innescare una recessione?

A mio parere la Fed potrebbe tentare questo esperimento.

E per farlo dovrebbe:

-concludere l’attuale ciclo di rialzo dei tassi, senza però iniziare un ciclo opposto di ritorno a tassi a zero

-continuare l’immissione di liquidità mirata in cambio di buoni del tesoro a tasso fisso

-aspettare e vedere cosa succede…

E’ possibile che queste semplici mosse riescano a sostenere i consumi e quindi a scongiurare una recessione.

Come?

Per i consumatori con migliaia di miliardi di dollari investiti in risparmi, conti del mercato monetario e buoni del tesoro che ora offrono rendimenti piu’ alti, l’attuale politica monetaria della Fed inizia a generare un vero flusso di cassa per la prima volta in 14 anni.

Avendo nuovamente dei soldi freschi generati dai rendimenti, queste persone potrebbero essere spinte a riprendere una nuova ondata di consumi (e per la verità, finora i consumi in America non si sono mai indeboliti, anche se nessuno sa spiegarsi perché…).

Certo, sarebbe una ripresa dei consumi piu’ moderata da quella che verrebbe generata da un QE “tradizionale”, ma sarebbe sufficiente a confondere le acque nei dati trimestrali sulla recessione, giustificando un eventuale mantenimento dei tassi dei buoni del tesoro in una soglia media piu’ alta rispetto al passato.

In questo modo, la Fed avrebbe creato un nuovo standard economico basato su tassi d’interesse non piu’ a zero, ma nemmeno troppo alti, mantenuti entro un range costante che sostenga l’economia e i consumi.

E al centro di questo sistema ci sarebbero i buoni del tesoro…

Quei buoni del tesoro che, come abbiamo visto nell’articolo precedente, istituzioni e multinazionali stanno accumulando da 5 anni a questa parte

Quei buoni del tesoro che con gli ultimi strumenti di salvataggio per le banche hanno cambiato pelle e sono diventati asset a rendimento fisso “garantito”.

Solo il tempo ci dirà se una o entrambe le nostre ipotesi (staking dei buoni del tesoro e inflazione perpetua) si avvereranno; anche perché l’introduzione di buoni del tesoro a tasso fisso è un compito molto complesso.

Non dobbiamo dimenticare che i buoni del tesoro sono il collaterale privilegiato delle transazioni fra banche centrali, fra banche private e fra aziende, in una rete capillare costruita pazientemente nei decenni che serve a mantenere la supremazia del dollaro a dispetto delle fluttuazioni della bilancia commerciale americana.

FedNow non è uno strumento capace di integrarsi in questo complesso sistema.

Inoltre, gli Stati Uniti non possono certo costringere altri paesi a comprare buoni del tesoro a un prezzo e a un interesse fisso deciso dalla banca centrale.

Per non parlare del fatto che oggi i buoni del tesoro sono detenuti anche nelle banche centrali dei paesi “nemici”, come la Cina.

La nostra ipotesi quindi implicherebbe la risoluzione di tutti questi aspetti, non certo semplici da affrontare.

D’altro canto però, vi sono segni sempre piu’ evidenti che questo ciclo di rialzo dei tassi della Fed sia diverso da quelli del passato.

Sembra che la Fed voglia superare la tradizionale alternanza di QT-QE e che quindi in futuro potrebbe non esserci un QE o un “pivot” come si dice in gergo, ma piuttosto una nuova normalità basata su parametri inediti.

Staremo a vedere….