In Italia il fenomeno è ancora agli inizi, ma in altre parti d’Europa è già diventata una valanga…

La Deutsche Bank, ad esempio, uno dei principali istituti di credito della Germania, sta attivamente chiudendo molti depositi maggiori o uguali a 100.000 euro. E nei casi in cui il deposito non viene chiuso, la banca addebita al cliente una commissione annuale dello 0,5%.

In pratica, con un deposito di 100.000 euro, si perdono 500 euro all’anno in interessi negativi.

Lo stesso vale per Commerzbank, la seconda banca della Germania.

Nel complesso più di 230 banche nella sola Germania addebitano ora commissioni mensili fisse ai clienti privati, oppure rifiutano di continuare la gestione dei depositi se il cliente non investe almeno in parte il proprio capitale.

Anche in Italia le banche, una dopo l’altra, stanno attuando misure analoghe e ben presto non ci sarà alcun posto dove mettere i propri soldi senza deprezzarli.

Sebbene i tassi negativi siano in circolazione in Europa dal 2014, questo è un fenomeno relativamente nuovo.

Nel 2014, quando la Banca centrale europea inizio’ ad applicare i tassi negativi, le banche si impegnarono a non trasferire tale costo ai clienti. Per sei anni sono state in grado di tenere fede alla promessa senza intaccare i loro bilanci, ma oggi non è più così …

Con la pandemia, le persone risparmiano di più e riducono gli acquisti, sia perché sono costrette, dovendo rimanere a casa, sia per il timore di un futuro incerto. Ecco dunque che la gente nel 2020 ha inondato le banche di denaro liquido.

I depositi sono una passività per le banche. Più depositi detiene una banca, più denaro deve immagazzinare presso la banca centrale per coprire tali passività, e piu’ soldi deve pagare alla banca centrale stessa per coprire i tassi negativi di questo denaro immagazzinato.

Prima della pandemia, questo non era un grosso problema … Le banche riuscivano a coprire il tasso negativo applicato dalla Banca Centrale Europea e continuare a trarre profitto dai grandi depositi.

Ma con i depositi dei loro clienti alle stelle, le banche non riescono piu’ a neutralizzare quel tasso negativo della BCE.

In altri paesi sviluppati le banche centrali, a causa del covid, hanno ugualmente emesso livelli di liquidità, talvolta superiori a quelli europei (come nel caso degli USA), ma al tempo stesso sono riuscite a non far saltare il valore convenzionale delle loro valute.

La Cina ad esempio non ha avuto bisogno di immettere troppa liquidità per combattere la sua breve recessione dovuta al covid e inoltre ha saputo utilizzare la sua ottima bilancia commerciale per mantenere integro lo yuan.

In America la liquidità emessa è stata invece enorme, ma la banca centrale in precedenza non aveva mai del tutto azzerato i tassi delle obbligazioni di stato. In piu’ la popolazione era già abituata a detenere larghe porzioni di liquidità in varie forme di investimento con rendimenti superiori a quelli dei titoli di stato.

In Europa occidentale la BCE ha emesso un notevole quantità di liquidità in un ambiente finanziario dove la gente investe poco e quindi addebita tutto il costo del denaro sulle spalle delle banche e dove l’economia è molto povera e del tutto incapace di creare plusvalori a beneficio delle banche stesse.

Ecco quindi che la pandemia ha creato in questa parte del mondo il primo scenario reale di una situazione che molti economisti avevano previsto, ma che non si era finora mai realizzata: lo scenario in cui un banca centrale perde il controllo del valore del proprio denaro. Lo scenario in cui il denaro (l’euro in questo caso) è una pura passività e non ha nemmeno piu’ il suo valore convenzionale dichiarato.

In molti paesi europei la gente non ha ancora percepito l’importanza storica di questo punto di arrivo.

Come al solito, solo quando questa situazione provocherà un qualche danno macroscopico nella vita delle persone, se ne potrà apprezzare la misura esatta.