La quota degli investitori stranieri nei titoli di stato americani si è dimezzata negli ultimi 15 anni, passando dal 40% del 2008 al 20% del 2023.

Mantenere un discreto livello di domanda di questi titoli di stato, cioè del debito pubblico americano, negli investitori internazionali, è basilare per proteggere la stabilità e la credibilità del dollaro. Perciò il Tesoro USA deve inventarsi qualcosa per compensare queste perdite.

Probabilmente le migliori opportunità per sostenere la domanda di debito americano si stanno aprendo col passaggio dalle attuali valute elettroniche a quelle digitali negli scambi internazionali.

Già lo yuan digitale ad esempio, viene sempre piu’ usato nelle transazioni commerciali, al punto che la Standard Chartered, una banca multinazionale con sede a Londra, offre ora servizi di cambio per la CBDC cinese.

L’America però è ben lontana dallo sviluppare un CBDD, cioè un dollaro digitale statale analogo a quello cinese, e rischia cosi’ di perdere la corsa ad occupare queste nuove vie di trasmissione della valuta a livello globale.

Non stupisce quindi che negli equilibri valutari internazionali stia assumendo sempre piu’ importanza il ruolo delle stablecoin private quotate in dollari e collateralizzate in titoli di stato americani.

Ad esempio, Paxos, la società che ha creato la stablecoin di Paypal (PYUSD), ha ottenuto l’approvazione preliminare dell’autorità finanziaria di Abu Dhabi e da quella di Singapore per emettere stablecoin in dollari e offrire servizi di asset digitali.

Allo stesso modo Circle, l’emittente di USDC, collabora con SBI Holdings di Tokyo, per promuovere l’uso di USDC in Giappone.

In Brasile sarà invece la società fintech Nubank a promuovere ai suoi 85 milioni di clienti l’acquisto e il possesso di USDC, grazie a una partnership con Circle.

Man mano che il web.3 e i servizi basati sulla blockchain si espandono nel mondo, le stablecoin in dollari vengono promosse da questi “ambasciatori” (Circle e Paxos) in tutti i paesi amici dell’America.

Emblematica è anche la collaborazione tra il Ministero delle Finanze di Palau e Ripple.

La Repubblica di Palau, a 500 km dalle Filippine, sta portando avanti un progetto pilota che verrà certamente copiato in futuro dal Tesoro americano per diffondere l’egemonia del dollaro nelle nuove vie del fintech.

In una prima fase, anche a Palau è stata creata una stablecoin legata al dollaro basata sulla blockchain di Ripple.

Tuttavia il progetto prevede che, in una seconda fase, Ripple crei anche una CBDC locale, con la formazione di una infrastruttura digitale di commercio con l’estero che presumibilmente avrà la stablecoin in dollari come valuta ponte negli scambi tra la CBDC di Palau e le CBDC di altri paesi.

Si profila cosi’ una differenza tra la rete digitale implementata dal blocco Orientale (i Brics, per semplificare) e quella che vorrebbe mettere in piedi l’America.

Nella prima infatti la valuta ponte è l’oro, la cui convertibilità con qualsiasi valuta fiat viene assicurata dalle banche centrali cinese e russa.

Nel sistema americano invece la valuta ponte dovrebbe restare il dollaro, nella sua forma digitale creata dalle società private americane, in assenza di un dollaro digitale statale.

Inoltre, come abbiamo detto all’inizio, questa rete digitale contribuirebbe a formare una nuova base di utenti, quelli che useranno appunto le stablecoin in dollari, per compensare le perdite di domanda in titoli di stato USA dovute alle vendite da parte degli investitori esteri.

Si creerebbe cosi’ in modo indiretto una nuova domanda per i titoli di stato, dal momento che questi fanno da collaterale alle stablecoin di Circle, Paxos e Ripple.

L’efficacia e la competitività di questa futura rete digitale rispetto a quella dei “Brics”, dipenderà dalla rapidità con cui verrà implementata. E a sua volta la rapidità di implementazione dipenderà dalla consapevolezza con cui la politica americana sosterrà questa “linea evolutiva” del dollaro.

Attualmente infatti sembra che la politica americana sia ancora frammentata, per non dire: lacerata, tra i fautori del dollaro tradizionale e i sostenitori del nuovo corso.

Se la classe dirigente americana non si dà velocemente una regolata, questa mancanza di coesione decisionale potrebbe portare alla sconfitta americana nella corsa verso l’egemonia del futuro.