Il Financial Times in questo articolo ci fa sapere che è in atto “il più grande trasferimento di depositi dell’ultimo decennio”.

Infatti, dice l’articolo: “I clienti delle banche medie e piccole, soprattutto se hanno depositi che superano la soglia di $ 250.000 garantita dall’assicurazione federale, stanno spostando i loro fondi in istituti più grandi, come JPMorgan, Citi e Bank of America”.

In un nostro recente articolo avevamo colto questo aspetto, secondo noi centrale, della odierna crisi bancaria americana; cioè il fatto che con essa non viene messo in discussione tutto il sistema (come avvenne nella crisi del 2008).

Al contrario, questa crisi, molto particolare e ancora poco compresa dai media, non è che l’affermazione cruenta di un monopolio delle grandi banche sistemiche a danno delle banche commerciali che assicurano servizi essenziali alla società.

Col passare dei giorni, nuovi aspetti sembrano confermare questa lettura della crisi.

Come, ad esempio, lo scontro politico che oggi si svolge in America sulle garanzie federali sui depositi.

Attualmente, in caso di default di una banca, la FDIC garantisce i depositi fino a una cifra di 250.000.

Quindi, per tamponare l’esodo di correntisti dalle banche commerciali americane, la Mid-Size Bank Coalition of America sta spingendo le autorità di regolamentazione a estendere per due anni l’assicurazione della FDIC oltre quella cifra.

Altri politici e vari gruppi di pressione stanno chiedendo al governo di dare priorità a questa urgente misura.

Tuttavia proprio ieri, testimoniando davanti al Senato, Janet Yellen, presidente del Tesoro americano, alla domanda se i suoi funzionari stanno appunto studiando modi per espandere la copertura FDIC a tutti i depositi bancari, ha risposto testualmente:

“Non è qualcosa che stiamo prendendo in considerazione”.

Questa posizione intransigente viene comunemente giustificata dai media sostenendo che, se si aumentasse oltre i 250.000 dollari l’ammontare dei depositi garantito dallo stato, si abbasserebbe la soglia di vigilanza delle banche. 

Le banche cioè si sentirebbero autorizzate a fare operazioni spericolate, come ad esempio concedere prestiti a chi non fornisce abbastanza garanzie di restituzione del debito, perché tanto c’è lo stato a coprire eventuali perdite.

Questo argomento è purtroppo molto giusto. Effettivamente le banche in questi anni sono state di manica troppo larga e ora si ritrovano spesso con troppi crediti deteriorati.

Ma è anche vero che, in questo frangente, la rigidità del governo su questo aspetto aumenta il rischio di default delle banche commerciali medio-piccole americane.

Non credo che aumentare per due anni la soglia di garanzia dei depositi possa fare piu’ danni di quanti ne siano stati fatti in decenni di mancata vigilanza dello stato sulla qualità dei crediti che venivano concessi dalle banche.

Inoltre, le banche eventualmente oggetto di questa misura sarebbero proprio quelle piu’ sane, molto meno propense a concendere crediti rischiosi, rispetto alle grandi banche sistemiche, che al contrario sono note per avere pochi scrupoli in questo senso, soprattutto se devono favorire gruppi politici, multinazionali o governi stranieri.

Se poi consideriamo il valore della soglia attuale di garanzia, i famosi 250.000 dollari, alla luce della perdita di potere d’acquisto del dollaro negli anni, la rigidità della Yellen è ancora meno giustificata.

Vediamo perché…

Il governo creo’ la Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) nel 1933 sulla scia del crollo del mercato azionario del 1929 e dei successivi primi anni della Grande Depressione.

L’importo iniziale del deposito protetto dalla FDIC era di $ 2.500.

La dimensione dell’assicurazione sui depositi è aumentata nel corso dei decenni, adeguandosi alla perdita di valore del dollaro, raggiungendo ad esempio la soglia di $ 100.000 nel 1980.

L’importo attuale, pari a $ 250.000, fu deciso, come si puo’ immaginare, sulla scia del crollo del 2008/2009.

Ora, come termine di paragone, pensiamo che quando il Tesoro americano salvo’ le banche nel 1980, il valore della soglia di garanzia di allora, pari a 100.000 dollari, riportato al valore attuale del dollaro, corrisponderebbe a circa 365.097 dollari!!

Se volessimo adeguare la soglia di garanzia alla perdita di valore del dollaro occorsa dal 2008 a oggi, i 250.000 dollari attuali dovrebbero diventare almeno 400.000!

Siamo tuttavia consapevoli che questi calcoli hanno un valore puramente accademico e che la vera posta in gioco oggi è la competizione che la politica federale di incremento dei tassi ha innescato tra le banche americane.

Non possiamo fare altro che stare a guardare e aspettare di capire quali saranno gli istituti bancari superstiti alla fine di questo gioco al massacro.