Il ribasso di questi giorni è solo un trend passeggero, oppure segna la fine del decennale mercato toro delle borse USA?

Lo abbiamo già fatto con il petrolio, l’inversione dei tassi e l’oro ….

Ogni volta che i media si interessano a un nuovo trend (e il pubblico viene inondato da analisi, opinioni e “profezie” contrastanti), noi forniamo il nostro contributo di ragionevolezza e competenza.

E alla fine, come dimostrano gli articoli che puoi leggere cliccando sui tre link riportati sopra, la ragionevolezza paga e le nostre analisi si rivelano sempre “azzeccate”.

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Ora, vogliamo fare lo stesso con questo importante storno dei mercati…

Tutti si chiedono quale sia la natura di questo storno: è dovuto solo ai tweet di Trump, oppure nasconde qualcosa di importante (e di inquietante) che si è appena avviato sotto il nostro naso?

Come al solito, ti daremo un’opinione forse un po’ fuori dal coro, ma basata su dati storici concreti. E ho il sospetto che anche questa volta il tempo ci darà ragione.

Prima di cominciare, una avvertenza: in questo articolo vogliamo restringere la nostra analisi a quei soli fattori che possono rispondere alla domanda: siamo alla fine dello storico bull market americano, oppure no?

Ma questi fattori non sono gli unici.

Abbiamo già affrontato altri aspetti di questo bull market, servendoci di altri indicatori e parametri statistici. Quindi, per avere una comprensione piu’ estesa di questo mercato, ti consiglio di leggere anche gli altri articoli di Strategie Economiche, come ad esempio questo, questo e anche questo.

Veniamo ora al nostro argomento principale…

Per capire se siamo davvero di fronte a una inversione di un trend cosi’ lungo, dobbiamo analizzare due fattori:

  • la relazione a breve-medio termine tra i picchi del mercato e i rialzi successivi
  • il “sentiment” degli investitori

Vediamoli uno alla volta.

I picchi del mercato: dobbiamo davvero averne paura?

Il ritornello che si sente spesso nei media piu’ superficiali che trattano le borse americane è che ormai siamo arrivati piu’ volte ai massimi storici, quindi la corsa di questo mercato toro è segnata.

Ma questa affermazione è incompleta, perché manca di un elemento essenziale.

A noi investitori non serve sapere che il trend finirà (tutto finisce, prima o poi. Non è una novità).

Serve invece sapere, quanto manca a questa fine… (e lo vedremo analizzando il secondo fattore del nostro elenco cioè il “sentiment”).

Perché il fattore tempo è cosi’ essenziale?

Perché, come ti dimostrero’ fra poco, le fasi finali di un mercato toro sono le piu’ favorevoli per ottenere rendimenti fuori misura investendo nelle azioni di quel mercato.

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Percio’ non possiamo permetterci di uscire fuori dal mercato senza sapere se davvero crollerà domani, oppure passerà un altro anno o due prima che lo faccia.

Infatti, nel secondo caso, perderemmo 12-24 mesi di rendimenti eccezionali che potremmo non ottenere mai piu’ inseguito.

Restare dentro questo mercato mentre raggiunge continuamente nuovi massimi, certo non è da tutti.

E’ un’arte che va coltivata anzitutto superando la paura creata da questi nuovi massimi.

Ma per fare questo, non serve meditare davanti a un muro: basta guardare le statistiche storiche.

Dai un’occhiata all’immagine qui sotto …

La tabella mostra i rendimenti azionari statunitensi dal 1928 a oggi.

Il rendimento azionario annuale è stato in media del 5,5% (esclusi i dividendi).

Ma diversamente da quanto la gente pensa, i rendimenti sono stati molto migliori ogni volta che il mercato ha toccato nuovi massimi.

La figura mostra infatti che tutti i nuovi massimi a 52 settimane toccati dallo S&P500 (nella sua storia dal 1928 a oggi) hanno portato in media a rendimenti del 7,5% l’anno dopo, mentre tutti i massimi assoluti hanno portato al 6,3% di sovraperformance.

Ora, se ti sembra che le differenze tra i tre casi considerati non siano poi cosi’ entusiasmanti  (in fondo il 5% sembra cosi’ vicino al 7,5%…), considera che stiamo parlando di un indice e che si tratta di cifre medie spalmate per un numero elevato di decenni.

Per capire la reale dimensione di queste percentuali, devi pensare che il rendimento medio degli indici è intorno al 2%.

Detto in un altro modo … due punti percentuali sopra il 5% rappresentano un rendimento migliore del 40% rispetto alla performance media degli indici di borsa.

Su base storica quindi, i recenti nuovi massimi dovrebbero contribuire a spingere le azioni ancora più in alto; e al momento, abbiamo, credo, una finestra di 12-24 mesi per trarne profitto.

Perché penso che manchino 12-24 mesi alla fine del bull market? Perché l’analisi del secondo fattore del nostro articolo, cioè il “sentiment”, me lo suggerisce.

Un mercato crolla solo se ha già raggiunto una fase di “euforia”.

Il lunghissimo mercato toro delle borse USA non è stato creato da una entrata in massa degli investitori che hanno fatto incetta di titoli facendone aumentare le quotazioni.

Anzi, l’andamento disastroso del 2018 ha tenuto ancora piu’ fuori gli investitori da questo mercato. E gli anni precedenti (compreso il fantastico 2017) non sono stati cosi’ importanti in termini di “sentiment”.

In realtà le quotazioni dei titoli USA sono salite in base a fattori di politica monetaria.

La presenza degli investitori, fondi di investimento compresi, è stato solo un fattore collaterale che non ha ancora un grande peso sulle quotazioni.

Questa affermazione puo’ sembrare troppo semplicistica, ma in realtà è il risultato di diversi modelli matematici che delineano il comportamento degli investitori. Modelli che si possono consultare iscrivendosi a questo geniale servizio chiamato Sentimentrader.

Jason Goepfert, l’acuto inventore di questi modelli, è convinto che in questi ultimi anni gli investitori sono entrati e usciti a fasi alterne nelle borse USA, ma non hanno ancora creato quella massa critica necessaria per far arrivare i mercati nella fase di “euforia” che precede il crollo (nella fase cioè in cui tutti entrano in massa e non restano piu’ nuovi investitori che, entrando, facciano ulteriormente aumentare le quotazioni).

La fase di “euforia” è l’aspetto cruciale che segnala davvero la fine di un mercato toro.

Senza di questa, il mercato conserva la sua impostazione rialzista, anche di fronte a storni importanti.

Tutto il 2018 ad esempio è stato un grande e lungo bear market che avrebbe potuto uccidere il trend rialzista generale…ma non lo ha fatto.

Perché?

Perché la massa di investitori non era ancora entrata nel 2017; quindi quel mercato nel 2018 aveva ancora il “combustibile” necessario per rialzarsi, cioè, appunto… la massa di investitori.

Al contrario, nei casi in cui il mercato sembra in ottima salute, ma gli investitori sono già tutti dentro, basta uno starnuto per fare uscire tutti in massa e provocare un trend ribassista di diversi anni.

Ma allora, a che punto del mercato toro siamo esattamente?

Veniamo quindi al punto cruciale dell’articolo.

In pratica, cosa dobbiamo fare? Possiamo ancora stare dentro il mercato, oppure dobbiamo metterci in salvo, perché la fine è imminente?

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La risposta ce la da’ l’indice di “euforia” di Jason Goepfert.

L’indice segue una scala che va da 0 a 1, con zero che rappresenta il massimo pessimismo … e uno che rappresenta il massimo dell’euforia.

L’indice oggi è incredibilmente alto: a 0,85.

Valori analoghi si sono verificati nel 2010, nel 2013 e nel 2016; e tutte le volte l’S & P 500 ha performato meglio l’anno successivo:

Ancora una volta, la statistica ci mostra che possiamo avere ancora forti rialzi quest’anno.

E in realtà anche tutti gli altri indicatori di cui abbiamo parlato in altri articoli, non segnalano ancora un “codice rosso”.

A differenza pero’ degli anni precedenti riportati nella tabella, oggi siamo anche molto piu’ vicini alla fase finale di questo ciclo rialzista.

Una indagine recente della Bank of America Merrill Lynch lo mostra …

In un sondaggio che viene sottoposto ogni mese a centinaia di gestori di denaro professionisti (il sondaggio purtroppo non è pubblico e non posso darti un link), è stato chiesto in pratica cosa stanno facendo con i soldi dei loro clienti e cosa li preoccupa.

Il sondaggio di aprile ha rivelato che i money manager professionisti hanno le posizioni cash più basse che abbiamo visto durante questo mercato rialzista. Cioè in pratica, stanno estinguendo il cash, spingendo tutti i soldi nei mercati e scommettendo su prezzi più alti.

E questo è proprio ciò che deve accadere per costruire il picco finale di questo mercato toro.

I professionisti dei fondi stanno forzando i soldi degli investitori nei mercati.

Le recenti paure della guerra commerciale USA-Cina hanno forse rallentano questo trend, ma di certo, la massa degli investitori si sta preparando a provocare l’onda finale, che entro 12-24 mesi ci regalerà i migliori rendimenti di questo bull market.

Abbiamo per la prima volta l’indizio di un esaurimento del “carburante” messo a disposizione per il proseguimento di questo rialzo decennale a lungo termine.

Ma nel medio termine, dobbiamo imitare i gestori di fondi e approfittare delle ondate a rialzo che questa massa di capitali creerà nel mercato (prima di affossarlo del tutto).

Ora piu’ che mai è importante restare sempre aggiornati sull’andamento del mercato, facendo affidamento pero’ solo su fonti di informazioni competenti e indipendenti.

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Mancare una variazione del trend nell’arco di un trimestre potrebbe non farci accorgere che la fine si è fatta ancora piu’ vicina. In questo caso potremmo non fare in tempo a uscire dal mercato.

Noi di Strategie Economiche continueremo a monitorare tutti gli indicatori e saremo in grado, come abbiamo sempre fatto, di prevedere con sufficiente anticipo cio’ che accadrà.

Lo abbiamo fatto con gli altri trend, lo faremo anche con questo…

Se quindi vuoi restare nel mercato per realizzare gli ultimi rendimenti fuori misura che ci aspettano, segui il nostro blog e, se non lo hai ancora fatto, iscriviti anche alla newsletter Segnali di Borsa per ricevere gratis i nostri articoli e aggiornamenti sul tuo indirizzo email.

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