Avevo già pubblicato il 4 settembre in questo articolo alcune semplici considerazioni a favore di un ulteriore ribasso del prezzo del greggio.

Oggi vorrei aggiungere altre considerazioni che corroborano questa ipotesi.

La prima è che le banche e il governo cinesi stanno soffrendo, a causa delle vendite di borsa, un forte stress di liquidità.

La seconda è che per fare fronte a questo stress nel solo mese di agosto la Cina ha venduto titoli di Stato americani per un valore di 94 miliardi di dollari.

La terza è che anche i Paesi produttori di petrolio stanno vendendo titoli in dollari per la stessa ragione.

Ora, se la Cina, come ha promesso, continuerà a sbarazzarsi dei dollari per svalutare lo Yuan del 20% sul dollaro entro il 2016, il prezzo delle materie prime dovrebbe scendere ancora di un altro 25%:

oil2

Il processo di svalutazione potrebbe ulteriormente ampliarsi se altri Paesi emergenti seguissero l’esempio della Cina.

Le conseguenze sull’economia mondiale sarebbero imprevedibili, ma per restare nel discorso petrolio, davvero non si vede come questa e altre materie prime potranno mai apprezzarsi sul mercato.

Le possibilità che il greggio aumenti di prezzo si fanno perciò sempre più lontane, almeno a giudicare dai fondamentali economici, e così il nostro Etf che avevo segnalato nel precedente articolo, ProShares UltraShort Oil & Gas (DUG), che shorta a leva 2 il prezzo del greggio, diventa sempre più un titolo interessante di questi tempi di follia finanziaria.