In questo articolo di marzo avevamo descritto un fenomeno che si sta sviluppando in modo discontinuo nella finanza globale, cioè la crescente difficoltà a stabilire un prezzo unico per alcune materie prime, in particolare oro e petrolio.

La sempre piu’ ampia polarizzazione dell’economia tra l’area dell’occidente allargato e quella del resto del mondo porta infatti come conseguenza un differente uso, che si traduce in valorizzazioni differenti, di queste materie prime.

Avevamo anche detto che, per quanto il fenomeno sia legato al minore uso del dollaro nelle transazioni nell’area non occidentale del pianeta, la presenza di questo fenomeno non implica che ci siamo avvicinati piu’ di prima a una vera e propria “dedollarizzazione”, ma piuttosto che si è creata una condizione in piu’ che in futuro potrebbe facilitarla.

In un altro articolo dedicato a questo argomento avevamo detto che potremo un giorno essere certi di essere vicini a una vera dedollarizzazione quando vedremo nascere una piazza non occidentale alternativa a quella di Londra e New York in cui il prezzo delle materie prime venga stabilito in una valuta differente dal dollaro.

Oggi, per alcune commodities, ci sono già piazze alternative a quelle occidentali, nelle quali però il dollaro è ancora la valuta di riferimento.

Quindi non possiamo parlare di dellorazizzazione.

Tanto piu’ che, per uno dei due pilastri del mondo “multipolare” alternativo a quello occidentale, la Cina, il dollaro gioca ancora un ruolo importante.

Questo paese infatti possiede ancora quote considerevoli di titoli di stato americani, la cui liquidità collaterale in dollari viene data in prestito ai paesi in via di sviluppo, in cambio di infrastrutture, partnership strategiche, vie commerciali e materie prime.

Quando si pensa ai BRICS e al fatto che alcuni dei suoi membri si scambiano le merci in valute locali, anziché in dollari, bisogna capire che ciò avviene appunto solo in questo club ristretto di paesi.

Tutti gli altri paesi non occidentali, soprattutto africani e sudamericani, non ammessi nei BRICS, devono invece accontentarsi dei vecchi dollari, e per averli devono contrarre prestiti, proprio come farebbero con i paesi occidentali “coloniali”; anche se magari i tassi e le condizioni dell’indebitamento sono molto piu’ adeguati alle reali capacità economiche del paese debitore, invece di essere tarati sugli elevati standard di profitto del paese creditore.

I dollari quindi circolano ancora, anche nell’area non occidentale. E non sembra che i BRICS abbiano in mente un sistema alternativo per fare transazioni con questi paesi.

Del resto, non avendo ancora i BRICS una sovranità monetaria piena verso l’estero, un sistema alternativo non potrebbero metterlo in piedi neanche volendo…

Ora, tutto questo era vero fino a ieri…

Oggi, ed è lo scopo di questo articolo, ci stiamo avvicinando alla prossima riunione dei BRICS prevista ad ottobre, nella quale la Russia, che quest’anno ha la presidenza del club, potrebbe proporre agli altri membri il progetto che piu’ di ogni altro potrebbe aprire le porte a una vera dedollarizzazione.

Si tratta di The Unit, una valuta digitale decentralizzata, basata su un ledger, che potrebbe essere adottata da qualsiasi paese per effettuare scambi commerciali.

La nuova valuta dovrebbe essere garantita al 40% da oro e al 60% da un paniere di valute dei BRICS.

Inoltre, alla base del progetto, ci sarebbe anche la costituzione di una piazza delle commodities in cui i prezzi verrebbero decisi in alternativa a quelli di Londra e soprattutto, nella nuova valuta Unit, non in dollari.

A giugno in Russia si terrà una riunione ministeriale che dovrà decidere le discussioni da tenere nel prossimo vertice dei BRICS previsto appunto a ottobre; ed è molto probabile che il progetto Unit potrebbe essere inserito nell’ordine del giorno (ad ogni modo, il progetto è già stato approvato dal Business Council dei BRICS).

Personalmente penso che la Cina potrebbe non essere molto entusiasta di Unit, dato il suo fervido attaccamento al suo yuan digitale e alle mire egemoniche in esso implicate.

Tuttavia i BRICS hanno dato prova di estrema flessibilità nelle negoziazioni. E del resto c’è una gamma infinita nei possibili casi d’uso di Unit; molti dei quali potrebbero lasciare campo aperto allo yuan digitale. Quindi una qualche realizzazione concreta del progetto non è da escludere.

Fermo restando che vi è sempre una caterva di condizioni da soddisfare e mettere a punto, legate soprattutto all’interoperabilità, al peso delle diverse valute da porre a collaterale di Unit, alle molteplici questioni giuridiche, tecniche e geopolitiche su cui trovare la quadra…

Tutte le difficoltà che abbiamo sempre elencato riguardo alla creazione del dollaro e l’euro digitale (e che hanno portato la Fed a rinunciare al progetto di una CBDC emessa dalla banca centrale, preferendo l’uso delle stablecoin private), sarebbero qui decuplicate, dovendo essere Unit una valuta comune fra piu’ stati sovrani, e non la valuta di un paese solo (il dollaro), o quella di un sistema feudale premoderno (l’euro).

Ad ogni modo, che si realizzi o meno, Unit è proprio il progetto che ci vorrebbe per imporre, in una parte di mondo, una vera e propria dedollarizzazione, in quanto ha le caratteristiche minime indispensabili adatte allo scopo, e cioè:

  • prevede l’emissione di una valuta con funzioni reali di scambio
  • prevede che i prezzi dei beni siano in tale valuta e non in dollari

I paesi BRICS non hanno le strutture finanziarie sufficienti per imporre Unit anche come valuta di riserva globale. Quindi Unit resterebbe solo un mezzo comune di pagamento che lascerebbe poi a ciascun paese la responsabilità di giocarsela a modo proprio per accumulare riserve.

In tal caso, ognuno potrebbe decidere se continuare ad ammassare dollari, oppure oro.

Già…ancora i dollari…

Come si vede, per arrivare a un sistema in cui il dollaro sia completamente escluso dal pianeta, ci vogliono decenni.

Tuttavia, è ovvio che Unit, anche se adottato in modo parziale e privo di alcune delle funzionalità tipiche di una valuta, sarebbe già sufficiente a far crollare il sistema occidentale basato sul dollaro.

Come mai?

Il motivo è che il sistema dollaro è verticistico, quindi può sopravvivere solo sulla sottomissione valutaria, economica o militare di quanti piu’ paesi possibile.

Se metà pianeta lascia il gioco, il potere di sottomissione decade; in quanto il dollaro può esistere solo su scala universale.

Infatti, in una diffusione del dollaro solo su scala locale o regionale la montagna di debiti del governo USA inizierebbe ad essere un problema…

Morale della favola, con una eventuale proposta russa di Unit ai BRICS saremo forse un pò piu’ vicini alla dedollarizzazione?

Ancora non so rispondere a questa domanda, ma questo articolo voleva essere solo una anticipazione, per informarvi che da qui a ottobre terremo d’occhio ciò che accade nei BRICS per capire se, per la prima volta nella storia, verrà dato finalmente il fischio d’inizio a questo lungo processo.