Ultimamente il comportamento delle borse americane è diventato estremamente facile da prevedere.

Le quotazioni aumentano quando la Fed taglia i tassi o annuncia che stanno arrivando tagli ai tassi; e aumentano anche quando ci sono buone notizie sul fronte della guerra commerciale, in particolare un mini-accordo di “fase uno” con la Cina.

Le quotazioni invece diminuiscono quando i colloqui sulla guerra commerciale sembrano andare male, oppure quando la Fed indica che potrebbe smettere di alzare i tassi o effettivamente andare in “pausa”.

Finora le buone notizie (riduzioni dei tassi a luglio, settembre e ottobre e buone prospettive per le guerre commerciali) hanno superato le cattive, quindi le borse hanno registrato una tendenza al rialzo, inframmezzata da ribassi.

I mercati sono dominati dal trading computerizzato, non piu’ dagli esseri umani. Ma questi “bot” sono stupidi e possono interpretare pochi fattori alla volta. Scansionano i titoli delle notizie sui media, soppesano poche variabili presenti in questi titoli e su tale base effettuano le operazioni in automatico.

Ma in un mercato del genere, è possibile capire cosa succederà quando le variabili su cui sono impostate le macchine non sono più in gioco (cioè quando le “buone notizie” sono finite)?

Mettiamo che la “fase uno” dell’accordo commerciale USA-Cina vada davvero in porto e che venga approvato un successore dell’accordo NAFTA entro la fine di dicembre – e che allo stesso tempo la Fed sospenda i tagli dei tassi a tempo indeterminato…quali altre “buone notizie” resterebbero per sostenere i mercati?

Non saranno certo gli utili o il PIL, che sono entrambi deboli. E nemmeno la stabilità politica, che anzi andrà peggiorando nell’anno delle elezioni presidenziali USA. Una volta che tutte le buone notizie saranno state “prezzate” dal mercato, non resteranno altro che le cattive notizie.

Ed è questo il punto.

Ora, a parte i “bot”, gli altri operatori che dominano i mercati sono:

  • le società quotate in borsa (che ricomprano le loro stesse azioni per sostenere i prezzi) e
  • le banche centrali, che attraverso le grandi banche effettuano ufficiosamente enormi acquisti di titoli ben oltre i limiti fissati dalle proprie regole interne.

Esaminiamoli uno alla volta.

Nel 2020 il meccanismo che permetteva alle società quotate in borsa di ricomprare le proprie azioni potrebbe andare in crisi, a causa della riduzione progressiva della liquidità a disposizione.

Se la Fed ha deciso a fine anno di immettere sul mercato overnight delle obbligazioni di stato a breve termine la cifra record di 500 miliardi (la metà del debito pubblico decennale di una nazione nordeuropea, lo dice questo articolo), siamo sicuri che le grandi banche riusciranno a redistribuire questa cifra enorme assicurando la continuità di credito alle grandi società necessaria per ricomprare i loro titoli in borsa?

Oppure si creeranno squilibri imprevisti che limiteranno la lunga stagione dei riacquisti delle società?

Se le cose andassero male per le società, resterebbero solo gli acquisti non ufficiali delle banche centrali.

Per un certo tempo, almeno finché i robot non verranno riprogrammati su variabili che abbiano un senso, potrebbero quindi essere le banche centrali gli unici grandi “movers” dei mercati.

Per questo in Strategie Portfolio stiamo iniziando un monitoraggio di questi movimenti.

Come si riconoscono questi interventi non ufficiali della Fed?

Essenzialmente da tre fattori:

  1. avvengono sempre tra le 9,50 – 10 del mattino (15,30 – 16 nel nostro fuso orario)
  2. gli acquisti sono in un unico blocco (i veri “buyers” fanno grandi acquisti stando attenti a non muovere il mercato, quindi comprano in diverse riprese in un lungo periodo di tempo, mentre la Fed compra tutto in una volta)
  3. i volumi collassano appena dopo il rialzo (ad esempio nella figura sotto):

Stiamo anche studiando i movimenti della Fed nel mercato dei cambi, che è molto piu’ grande di quello azionario ed è connesso al mercato overnight su cui stanno per piovere quei 500 miliardi che abbiamo detto prima.

L’obiettivo è di continuare ad avere rendimenti anche se le borse dovessero andare verso la “desertificazione”.

Per “desertificazione” intendo una assenza di volatilità oppure una volatilità uniforme e costante (le due cose hanno lo stesso effetto: il mercato non va da nessuna parte e quindi diventa difficile trovare dei trend, anche di breve, su cui fare delle operazioni).

Se riuscissimo ad impostare degli indicatori validi che ci segnalino l’inizio e la fine di questi interventi della Fed, potremmo fare dei trade che vadano in parallelo con queste operazioni “non ufficiali” della banca centrale.

Naturalmente la ricerca di questi indicatori richiede uno studio statistico molto accurato che Strategie Portfolio non puo’ fare da solo.

In realtà, fra i partner di Strategie Portfolio (li vedi in fondo a questa pagina) un gruppo di studio trasversale (fatto cioè da analisti che appartengono a tutte e tre le società) ha già compiuto passi da gigante su degli algoritmi da usare in modo operativo e che sta già sperimentando in beta test da giugno scorso.

La fase successiva (inizierà fra pochi giorni) sarà quella di espandere a tutti noi partner la possibilità di partecipare a questi test.

Fra poco quindi iniziero’ anch’io a fare dei trade sulla base di questi indicatori.

I trade saranno fatti in via sperimentale e non consiglierei di replicarli sulla tua piattaforma (a meno che tu non lo faccia su piattaforme “demo”, senza investire soldi veri). Ma sarà molto utile seguirli e vedere se si riveleranno efficaci (potrai farlo comodamente, accedendo al mio canale Telegram).

Se questa strada si rivelasse praticabile, avremo scoperto un tipo di operatività del tutto nuova e capace di ottenere profitti anche in mercati stagnanti o “desertici”, come potrebbero essere quelli della prima parte del 2020.

Mi sembra il modo migliore per anticipare quello che potrebbe riservarci l’anno nuovo…

Ci vediamo su Telegram!

Richard Clarck, analista coordinatore di Strategie Portfolio