Dopo il discorso di ieri di Powell, le borse USA hanno reagito in due modi opposti.

Da una parte, l’indice Dow si sta incrementando, mentre dall’altra lo S&P500 e il Nasdaq sono nuovamente in discesa.

Per quale ragione?

La prima parte dell’equazione è facile da spiegare: Powell ha magnificato le sorti delle future riaperture dell’economia americana, incoraggiando cosi’ a comprare i titoli del Dow, che di solito rappresentano aziende che potrebbero incrementare i loro profitti con la ripresa delle libertà di movimento e di consumo dei cittadini.

La seconda parte richiede qualche spiegazione in piu’, ma cerchero’ di farla semplice.

Il governo USA si ritrova con dei soldi in piu’ da spendere.

Il Tesoro americano ha un surplus di liquidità ereditato dal precedente governo, pari a circa 1,6 trilioni, residuo di un precedente pacchetto di aiuti al covid di 4,4 trilioni che non erano stati interamente spesi.

Già il governo precedente aveva deciso di usare questa liquidità spendendola in misure di sostegno all’economia e alla società.

Infatti, a partire dalla fine di dicembre, il Tesoro ha iniziato a spendere parte di questi soldi in un programma di stimoli da 600 miliardi che prosegue tuttora.

Questo modo di immettere liquidità nel sistema è del tutto nuovo, quindi faccio una ulteriore precisazione su questo…

Il governo USA spende direttamente questi soldi senza emettere titoli di stato, mantenendo sotto controllo il proprio deficit

Mentre di solito gli aiuti all’economia comportano un aumento di emissioni di titoli di stato che creano successivamente la liquidità necessaria, questa volta il governo ha potuto riversare direttamente liquidità nell’economia senza la necessità di emettere i titoli di stato corrispondenti.

Perché il governo ha deciso di fare questo?

Perché, usando direttamente liquidità e non titoli di stato, il governo, tra febbraio e marzo, ha potuto mantenere piatta la curva di indebitamento che si era letteralmente impennata nel 2020 (l’indebitamento del governo aumenta, ovviamente, quando vengono emessi piu’ titoli di stato).

Gli effetti collaterali di questo comportamento: scarsità di titoli di stato e squilibri del mercato repo

Tuttavia questa insolita misura sta avendo degli effetti collaterali:

– questi aiuti in forma di cash creano problemi di bilancio nelle banche che devono poi smistare il cash ai clienti. Infatti la liquidità che arriva nei conti correnti dei loro clienti è una passività per il bilancio delle banche.

– Le banche quindi, per evitare queste passività, trasferiscono queste somme sui loro account presso la Federal Reserve. In questo modo, pero’, aumentano le passività nel bilancio della Fed, che al momento è arrivata alla cifra record di 3,6 trilioni.

Riassumendo: mentre prima l’economia aveva un eccesso di titoli di stato e una scarsa liquidità, ora ha il problema opposto: una scarsità di titoli, specialmente quelli a lunga scadenza, e un eccesso di liquidità, sia nelle banche che nelle casse della Fed.

Questa scarsità di titoli di stato si ripercuote nel tasso di interesse di questi titoli nel mercato repo, cioè negli scambi giornalieri tra banche, istituti finanziari, multinazionali e banca centrale.

In questo mercato particolare, in cui i titoli di stato vengono usati come collaterale in prestiti di valuta che durano solo 24 ore, la scarsità di tali titoli ne ha fatto aumentare la domanda, provocando aumenti di prezzo a volte abnormi, come è accaduto un paio di volte col titolo a 10 anni, il cui rendimento (che è inverso al suo prezzo) è precipitato sotto il valore negativo di -3.

La soluzione scelta dalla Fed per riequilibrare il repo

Per aggiustare questi squilibri, la Fed avrebbe semplicemente potuto immettere piu’ titoli di stato su questo mercato.

Invece ieri Powell ha scelto un’altra modalità: incoraggiare gli istituti finanziari che partecipano al repo di immettere i titoli di stato che hanno nei loro bilanci.

In parole povere: invece di immettere lei stessa questi titoli, la Fed proverà a vedere se gli istituti finanziari lo faranno al suo posto. E per far questo, la Fed ha dovuto aumentare i limiti di partecipazione al mercato repo di queste controparti da 30% a 80%.

In questo modo, tali istituti avranno lo spazio legale necessario per aumentare i loro bilanci, a fronte delle eventuali maggiori emissioni di titoli di stato da essi posseduti.

La reazione dei mercati

Ad oggi, sembra che questa soluzione non sia piaciuta ai mercati.

In effetti, nessuno sa se i grandi fondi di investimento che partecipano al repo avranno davvero voglia di fare maggiori emissioni e di espandere i loro bilanci (considera che dovrebbero usare i titoli di stato che detengono per conto dei loro clienti).

Al momento infatti, il rendimento del titolo a 10 anni ha fatto un nuovo balzo giornaliero attestandosi sopra 1,7.

Questo potrebbe essere il preludio di una nuova scarsità di questo titolo, che potrebbe di nuovo squilibrare il suo prezzo nel mercato repo, se i grandi fondi non si degneranno di immettere sul mercato i titoli dei propri clienti.

Di certo, se fosse stata la Fed a emettere volta per volta questi titoli secondo le necessità, tutto sarebbe stato piu’ lineare. In questo modo invece, siamo sempre nell’incertezza, perché le operazioni dei fondi di investimento non saranno costanti e prevedibili come quelle della Fed.

Ecco quindi che la volatilità nelle borse USA è destinata a durare ancora per un po’.