mercoledì, Luglio 16, 2025

Continua la salita dell’euro sul dollaro

A marzo avevo descritto in questo articolo una interessante formazione tecnica sul grafico del cambio euro/dollaro.

Oro ai massimi: cosa dobbiamo aspettarci?

Le tensioni, vere o presunte, fra Nord Corea e Stati Uniti hanno rimesso in moto la solita ripresa dei prezzi dell’oro che sempre accade in questi casi.

Un settore non manipolabile dalla finanza è cresciuto del 115% in 5 anni

In questi momenti incerti, c’è un investimento a lungo termine che finalmente non sembra manipolabile dalla finanza …

Borsa USA, siamo allo sprint finale?

Stiamo monitorando molto da vicino l’ultima, esplosiva fase della bolla azionaria USA, una delle più incredibili di tutti i tempi.

Cinque falsi luoghi comuni sul petrolio

A maggio scorso avevamo pubblicato un articolo con cui, dopo un lungo periodo di silenzio sull’argomento, assumevamo nuovamente una posizione sul mercato del petrolio.

Niente rialzo dei tassi a settembre. Ora azioni, criptovalute e metalli sono a una svolta

Il voltafaccia di ieri (da noi ampiamente previsto) della Federal Reserve (Fed) sul suo programma di rialzo dei tassi d’interesse non è un semplice fatto di cronaca, ma ha ripercussioni profonde sui nostri investimenti.

Una nuova valuta pronta al rialzo

Dopo il british pound e l’euro, segnalate da noi alcuni mesi fa, ecco un’altra valuta pronta al rialzo: il dollaro canadese.

Rivolta alla Federal Reserve: i tassi non si alzano più a settembre?

C’è un motivo per cui scriviamo poco sulla telenovela della Federal Reserve (Fed) e dei tassi d’interesse USA; ed è che per capirci veramente qualcosa, bisogna essere fedeli a pochissimi punti fermi e seguire solo quelli.

Moltiplicare gli articoli a ogni sospiro della Yellen e dei tanti chairman degli uffici locali della Fed, aumenterebbe solo la confusione e darebbe l’illusoria impressione che ci siano altri fattori in gioco, in realtà solo marginali.

Invece, i pochi punti fermi importanti da considerare, li abbiamo elencati in questo articolo:

  • arresto dell’inflazione o inizio di deflazione
  • crisi dei mercati di borsa
  • aumento della disoccupazione

Sono questi i 3 parametri che la Fed tiene e terrà sempre presenti per decidere se alzare o no i tassi d’interesse.

Manco a dirlo, è proprio il primo di questi tre fattori che sta tornando minacciosamente a gettare la sua ombra sul programma di rialzo dei tassi della Yellen, fino a far scoppiare una vera e propria “rivolta” nei suoi confronti.

Charles Evans della Fed di Chicago e altri commentatori di spicco come Larry Summers hanno detto che un rialzo dei tassi a settembre sarebbe un errore enorme.

Queste voci si aggiungono a quella di Lael Brainard, già governatore della Fed, che ha tenuto un discorso il 30 maggio, dicendo di aver votato sì per il recente rialzo dei tassi, ma che darà un probabile voto negativo a settembre.

Anche in questo caso, la ragione di questa ferma opposizione al rialzo dei tassi è la disinflazione.

Sia l’inflazione attuale che le aspettative inflazionistiche previste dalle proiezioni degli analisti, così indiscutibili fino a 5 mesi fa, stanno svanendo come neve al sole.

La disinflazione era in realtà già iniziata dopo il primo rialzo dei tassi della Fed di dicembre; e adesso siamo probabilmente diretti verso una recessione entro la fine dell’estate.

Per questo molti alla Fed stanno facendo di tutto per scongiurare che un rialzo dei tassi metta l’acceleratore a tutto questo peggiorare delle cose.

Inutile dire che non aumentare i tassi, nell’ambito di un programma di rialzo dei tassi, equivale a un allentamento monetario indiretto, che indebolirà il dollaro e farà aumentare i prezzi delle materie prime.

Questo potrebbe cambiare il volto dei mercati attuali, riportandoci a una situazione simile a quella di fine 2016.

In quel periodo, le commodities sembravano pronte a invertire a rialzo il loro lunghissimo ciclo ribassista durato 5-8 anni, ma poi il 2017 aveva congelato tutto.

Ora forse il rialzo potrebbe riprendere; anche se è ancora presto per dirlo.

Vediamo prima cosa succederà a settembre e poi ne riparliamo.

Noi abbiamo sempre in lista d’attesa tantissimi titoli legati alle materie prime che il 2017 ci ha impedito di utilizzare e che conservano tutta la loro forza latente in attesa di una miccia esplosiva…

Alla tua prosperità!

Il team di Segnali di Borsa

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Il segnale è scattato: la bolla USA ha innescato la miccia finale

Noi di Segnali di Borsa seguiamo la bolla del mercato azionario USA da molto tempo.

L’ultimo articolo sull’argomento, del marzo scorso, era forse uno dei più esaustivi, perché esaminando moltissime bolle del passato forniva tutti i parametri necessari per monitorare lo stato di questa bolla e concludeva che:

  • siamo nell’ultima fase della bolla, quella più remunerativa di tutte
  • è necessario investire in quest’ultima fase per accumulare rendimenti che permettano di affrontare gli anni di “magra” che seguiranno

All’epoca di quell’articolo però avevamo anche riscontrato che non erano ancora entrati abbastanza capitali nel mercato USA da far pensare a un possibile immediato rialzo sbalorditivo dei prezzi.

All’epoca, e per tutti i mesi successivi fino ad oggi, la bolla era ancora sostenuta da investimenti istituzionali, ad esempio quelli della banca centrale USA, più che dalle grandi masse di investitori e dei fondi comuni che le gestiscono.

Certo, a marzo era già presente un accenno di ingresso di questi capitali e noi lo consideravamo un buon inizio, sperando che in futuro quel ruscello di 60 miliardi si trasformasse in un fiume in piena.

Oggi, dopo i tentennamenti dovuti alla disastrosa lotta istituzionale anti Trump che sta minando la credibilità dell’establishment USA, sembra che gli investitori (cioè, i fondi che li guidano come mandrie al pascolo) siano pronti per spingere i prezzi del mercato USA a livelli impensabili, prima di far scoppiare la bolla.

Il segnale non dà adito a dubbi, ed è mostrato in questo grafico:

Come si vede, l’ottimismo degli investitori americani è salito a livelli massimi che non si vedevano dal 2004.

L’ultima volta che questo indicatore ha raggiunto tali estremi (il 2004, appunto), lo S&P500 è salito di oltre il 50% nei tre anni successivi.

E credo che l’inizio di questo estremo, spettacolare rialzo sia proprio ora…

Certo, come tutte le bolle, anche questa scoppierà. Lo abbiamo detto nell’articolo precedente.

Ma ti invito a rileggere proprio quell’articolo per vedere come è possibile monitorare una bolla in modo da capire in quale fase di essa ci troviamo e quando eventualmente bisogna abbandonarla prima del crash finale.

In generale, le bolle tendono a finire solo quando l’economia inizia a rallentare. Cosa che, per l’economia americana, nonostante Trump, è ancora una eventualità molto lontana…

Il Conference Board Leading Economic Index è un indice che esamina 10 diversi indicatori economici degli USA: dall’occupazione, al mercato immobiliare, al tasso di interesse, ecc.

Storicamente, le recessioni tendono ad accadere dopo che questi indicatori hanno iniziato un downtrend.

Negli ultimi 70 anni, con la sola eccezione degli anni ’60 – quando l’indice ha cominciato a scendere nel 1966, ma nessuna recessione si è poi materializzata -, questo indicatore ha previsto con precisione tutte le recessioni USA del passato.

E cosa segnala oggi questo indice?

Come vedi dal grafico, l’indice ha appena raggiunto il suo livello più alto dal crash del 2008.

Ora, dal 1959, il mercato azionario statunitense ha ottenuto un rendimento medio dell’8,4% l’anno quando questo indicatore era al rialzo, come oggi.

All’opposto, ogni volta che questo indicatore ha iniziato un trend a ribasso, il mercato USA ha ottenuto solo il 2,4% medio l’anno.

In breve, anche questo indice suggerisce che il momento di investire nell’azionario USA è proprio adesso.

L’economia americana è ancora in buone condizioni (ripeto, nonostante Trump). E fino a che gli indicatori economici non inizieranno a peggiorare, la bolla azionaria procederà indisturbata verso la sua fase finale, estremamente remunerativa.

Investire nelle bolle è essenziale, per chi vuole ottenere rendimenti in borsa.

Le bolle non sono un’opzione, ma una necessità per l’investitore.

Evitare le bolle vuol dire non poter poi affrontare le lunghe fasi di stagnazione successive, che possono durare anni. Di conseguenza, vuol dire passare decenni senza aver ottenuto alcun rendimento significativo dalla tua attività di borsa.

Chi decide di evitare le bolle, è meglio che lasci gli investimenti di borsa, perché rischia di passare buona parte della vita a inseguire rendimenti, anche modesti, che non avrà mai.

L’indicatore di ottimismo degli investitori USA, ormai a livelli massimi, indica che potremo presto vedere salire indiscriminatamente un pò tutto, come spesso succede quando entrano nel mercato anche gli investitori della domenica.

Investire in fasi come queste permette di attraversare un periodo abbastanza lungo di trade più facili del solito, in cui anche i trade sbagliati alla fine “ti perdonano” e ti regalano qualcosa.

Più i trade diventano facili, più la gente entrerà nel mercato in massa. E quando tutti i buoi saranno nel recinto, verranno macellati: cioè, la bolla scoppierà e non ci sarà più modo di veder salire un titolo nemmeno dopo anni.

E’ la dura legge di tutte le bolle…

Ma prima che ciò accada, tu dovrai ottenere (proprio in quella fase di trade “facili”) i rendimenti necessari per attraversare la successiva fase di magra.

Quando gli indicatori economici generali dell’economia USA inizieranno a peggiorare e il nostro indice invertirà a ribasso, sarà il momento per te di lasciare il mercato azionario, lasciando al proprio destino il “bestiame” destinato al macello.

Anche se non sei un esperto e non sei in grado di analizzare i mercati, ti basta seguire i nostri articoli per avere le informazioni giuste e capire quando sarà il momento di lasciare.

Se poi vuoi avere una guida più diretta e puntuale anche sui singoli titoli della borsa americana, puoi utilizzare il nostro servizio Strategie Weekly, che fornisce segnali di entrata e uscita proprio sul mercato USA.

Strategie Weekly è il modo più semplice per investire in questa bolla.

Con poche operazioni al mese, ti permette di creare piccoli portafogli azionari di pochi titoli facilmente monitorabili, grazie ai nostri suggerimenti.

In Strategie Weekly ricevi sul tuo cellulare e sulla tua area riservata tutte le informazioni necessarie per aprire, gestire e chiudere ogni posizione del portafoglio, semplicemente “copiando” i nostri segnali sulla tua piattaforma di trading abituale.

Sottoscrivendo un abbonamento mensile, se per qualche ragione capirai che il servizio non fa per te, potrai chiedere il rimborso dell’abbonamento entro 30 giorni.

Come dicevo, questa è l’ultima occasione per entrare nella più grande bolla della storia.

Dopo, per molti anni non ci saranno altre occasioni simili e anzi, è probabile che si attraverserà una fase di depressione dei prezzi che renderà molto difficile investire.

Ti consiglio perciò di fare qualcosa subito, prima che sia troppo tardi…

CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIU’

Con questo ti saluto e ti rimando al prossimo articolo.

Alla tua prosperità!

Il team di Strategie Weekly

Oro: non osavo sperare che un giorno saremmo arrivati a questo…

Se segui da un pò di tempo Segnali di Borsa, sai qual’è ormai la nostra posizione sull’oro.

Come guadagnare in borsa con le elezioni inglesi

Le elezioni anticipate per il parlamento britannico, previste per l’8 giugno, potrebbero casualmente creare una ghiotta occasione di investimento per tutti gli abbonati a Strategie Portfolio, il nostro servizio di investimenti a lungo termine.

I nostri trend procedono come previsto

Partiamo dal trend pubblicato più di recente: quello sul rialzo di medio-breve del petrolio, segnalato il 16 maggio in questo articolo.

Petrolio: finalmente un investimento sicuro

E’ dal lontano febbraio 2016 che non ci occupiamo del petrolio come asset di investimento.

I grandi capitali investono in Europa, e noi li seguiamo…

Ieri sul Wall Street Journal è uscito un articolo importante sull’ingente spostamento di capitali che sta avvenendo in questi mesi.

Oro: le banche centrali colte in flagrante!

Come spiegato appena due giorni fa in questo articolo, la manipolazione dell’oro da parte di banche centrali e istituti di credito collusi è ormai sistematica. Al punto che possiamo stare sicuri che i livelli di guardia di 1300-1350 dollari l’oncia non saranno mai superati.

La prova? Non appena l’oro ha “osato” raggiungere il “pericoloso” livello di 1286 dollari, i manipolatori hanno scaricato le loro bombe di carta (i certificati “short” sull’oro).

La prima bomba è stata sganciata martedi:

La freccia rossa indica il ribasso provocato ad arte dalla vendita short dei contratti.

Ma come si vede dal grafico, l’oro ha resistito a questo attacco (quasi sfidando i manipolatori) arrivando a 1290 dollari (freccia verde)!

Ecco allora la seconda bomba sganciata ieri:

Ribadisco ancora una volta: finché alle banche verrà permesso questo comportamento disonesto, è inutile aspettarsi che l’oro abbia un comportamento “normale” basato solo sulle condizioni economiche e sul mercato.

Il prezzo dell’oro è e sarà sempre quello che decideranno le banche centrali.

Solo tre fattori potranno scardinare questo sistema criminale:

  1. una seria inchiesta da parte di qualche istituto regolatore che smascheri i delinquenti e li renda inoffensivi (improbabile)
  2. un evento traumatico (crash di borsa, guerre, ecc.), in cui però il prezzo dell’oro viene “liberato” solo per il tempo sufficiente a far rientrare l’evento nella norma
  3. un collasso dei depositi di oro che emettono questi certificati fasulli (in pratica, se tutti i possessori di questi certificati chiedessero nello stesso momento la risoluzione del loro contratto con la restituzione del collaterale di oro fisico, i depositi, non avendo oro sufficiente, andrebbero in bancarotta).

L’evento 3 sarebbe l’unico in grado di mettere davvero la parola fine a questo sistema manipolatorio, ma può essere scatenato solo da circostanze molto estreme.

Infatti chi possiede un certificato di deposito (o un suo derivato di borsa) sa benissimo di non avere altro che un pezzo di carta senza alcun corrispettivo reale nella disponibilità di oro fisico nei depositi.

Ma data la vastità di questo mercato, a tutti i possessori di certificati conviene mantenere questo “segreto di Pulcinella”, per evitare appunto che la corsa agli sportelli dei depositi polverizzi il valore dei loro pezzi di carta.

Un possessore di certificati di deposito si recherà a reclamare il suo oro fisico solo se costretto da eventi esterni molto gravi.

Mettiamo ad esempio che ci sia davvero un’inchiesta che metta in galera almeno gli esecutori, se non i mandanti di queste azioni disoneste.

A quel punto, forse alcuni possessori di certificati potrebbero pensare che il valore dei loro pezzi di carta sia a serio rischio di crollo.

Pur sapendo che i depositi non hanno oro sufficiente per tutti, andrebbero lo stesso a reclamare il loro collaterale, pensando di arrivare prima degli altri.

Alla fine, alcuni riusciranno ad ottenere il loro oro, ma la maggioranza resterà a bocca asciutta. E intanto i depositi faranno bancarotta e non potranno più emettere certificati, facendo mancare ai manipolatori la “materia prima” per continuare le loro azioni criminali.

E’ un sogno?

Per ora si, ma è anche vero che nessun sistema umano, criminale o no, è eterno, come aveva detto un certo giudice…

Personalmente, spero di vivere abbastanza da poter assistere al trionfo della giustizia.

Alla tua prosperità!

Il team di Segnali di Borsa

Scappa dall’obbligazionario, ora!

Non so se ci sono ancora lettori che hanno investito in fondi obbligazionari ad alta cedola.

E non è una domanda retorica…

Ecco i pochi trend che stanno funzionando finora (e li avevamo segnalati noi)

Siamo in un’economia di guerra, pur non essendo entrati direttamente in guerra con qualcuno.

L’oro è davvero in rialzo? O è il solito bluff?

Chi ci segue da più tempo, sa che siamo arrivati ad assumere una posizione molto particolare sull’oro.

Puoi rileggere in questo articolo del 18 marzo i punti essenziali di questa posizione.

La più importante IPO di tutti i tempi

In Segnali di Borsa non seguiamo di solito le IPO (Initial Public Offer, cioè l’offerta di nuovi titoli quotati in borsa).

Il motivo è che le differenze fra la quotazione iniziale di un titolo appena esce in borsa e quella reale che si definisce soltanto facendo passare un certo lasso di tempo sono talmente imprevedibili da rendere impossibile fare un trading con un minimo di cognizione di causa.

Perché conviene investire in Spagna e Portogallo proprio ora

Sapevi che oggi puoi comprare i titoli di borsa spagnoli al prezzo che avevano nel 1998?

Ma devi affrettarti, perché questa situazione favorevole non durerà molto…

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